venerdì 31 luglio 2009

Cercare Dio come beatitudine

Nel post di oggi molto ispirante vi porto delle parole di Yoganandaji come al solito tradotte allo meno peggio da me. :P

Namasté,
Mistico

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La nostra ordinaria concezione di Dio è che Lui è un superuomo, infinito, onnipresente, onnisciente e simili. In questa concezione generale ci sono molte variazioni. Alcuni considerano Dio personale, altri lo vedono come impersonale.
Qualunque concezione abbiamo di Dio, se non influenza la nostra condotta giornaliera, se la nostra vita quotidiana non trae ispirazione da essa, e se non è universalmente necessaria, allora quella concezione è inutile. Se Dio non è concepito in un modo tale che non possiamo fare a meno di Lui nella soddisfazione di un desiderio, nel nostro aver a che fare con le persone, nel guadagnare denaro, nel leggere un libro, nel passare un esame, è chiaro che non abbiamo percepito alcuna connessione tra Dio e la vita.
Dio può essere infinito, onnipresente, onnisciente, personale e misericordioso ma questi concetti non sono sufficientemente attraenti da farci cercare di conoscerLo. Si può anche fare a meno di Lui. Egli può essere infinito, onnipresente e così via ma non abbiamo alcun uso pratico ed immediato per queste concezioni nella nostra vita frettolosa ed occupata.
Queste concezioni stereotipate ci appaiono come valvole di sicurezza del nostro pensiero umano inibito. Queste concezioni ci spiegano Lui, ma non ce Lo fanno cercare. Esse mancano di forza motrice. Non stiamo necessariamente cercando Dio quando lo chiamiamo infinito, onnipresente, compassionevole e onnisciente. Questi concetti soddisfano l’intelletto ma non placano l’anima. Se rispettati e cari nei nostri cuori, questi concetti di Dio possono ampliarci in una certa misura, possono renderci morali e rassegnati verso di Lui ma non fanno Dio nostro, non sono intimi a sufficienza. Essi lo piazzano distante dalle preoccupazioni giornaliere del mondo.
La stessa concezione di Dio deve incitarci a cercarlo nel mezzo delle nostre vite quotidiane. E’ questo ciò che si intende con una concezione di Dio pragmatica ed attraente. Dobbiamo portar la religione e Dio fuori dalla sfera della credenza a quella della vita giornaliera. Se noi non enfatizziamo la necessità di Dio in ogni aspetto delle nostre vite ed il bisogno della religione in ogni minuto della nostra esistenza, allora Dio e la religione si ritirano dalla nostra intima considerazione giornaliera e diventano solo una questione di un giorno alla settimana. Per comprendere la vera necessità di Dio e della religione dobbiamo gettar enfasi su quella concezione che è più pertinente allo scopo primario delle nostre azioni quotidiane.
Dio è beatitudine. Egli è anche sempre esistente ed è consapevole della sua esistenza di beatitudine. Quando noi desideriamo l’eterne beatitudine o Dio, questo implica che con la beatitudine desideriamo anche un’esistenza eterna, immortale, immutabile e sempre consapevole. Tutti vogliono l’eterna beatitudine (Ananda) insieme ad un’esistenza eterna (Sat). Difatti la considerazione dei motivi del mondo mostra anche che non c’è nessuno che non vorrebbe avere la beatitudine o Ananda.
In modo simile a nessuno piace il prospetto dell’annientamento; se un tale pensiero è suggerito noi rabbrividiamo all’idea. Tutti gli uomini desiderano esistere permanentemente (Sat). Ma se ci fosse data l’eterna esistenza senza la consapevolezza di tale esistenza, la rigetteremmo. Chi abbraccerebbe un’esistenza nel sonno? Nessuno. Noi vogliamo un’esistenza consapevole. Inoltre noi vogliamo un’esistenza consapevole e beata – Sat, Chit, Ananda (esistenza, consapevolezza e beatitudine). Questo è il nome Indù per Dio. Ma per una considerazione solamente pragmatica noi enfatizziamo l’aspetto di beatitudine di Dio ed il nostro movente per la beatitudine, lasciando fuori gli altri due aspetti di esistenza consapevole.
Che cosa è Dio? Se Dio fosse qualcos’altro rispetto alla beatitudine ed il suo contatto non producesse in noi beatitudine, o producesse solo dolore, o se il suo contatto non caccerebbe vie il dolore da noi, lo vorremmo? No. Se Dio fosse qualcosa di inutile per noi, non lo vorremmo.
Qualunque concezione di Dio noi formiamo mediante l’esercizio della ragione rimarrà sempre vaga ed indistinta fino a quando Dio è realmente percepito come tale. Difatti noi teniamo Dio ad una distanza di sicurezza concependolo talvolta come un mero personaggio personale, e successivamente pensando teoricamente a Lui come esistente dentro di noi. E’ a causa di tale vaghezza nelle nostre idee ed esperienze che riguardano Dio che non siamo in grado di afferrare la reale necessità di Lui e del valore pragmatico della religione. Questa idea o teoria incolore fallisce nel darci convinzione. Non cambia le nostre vite, non influenza la nostra condotta in un modo apprezzabile, o ci fa provare a conoscere Dio.
Non c’è ombra di dubbio dell’assoluta identità della consapevolezza di beatitudine e della consapevolezza di Dio. E’ evidente quindi che Dio non può essere concepito meglio che come beatitudine se proviamo a portarlo all’interno della gamma della nostra esperienza di calma. Dio allora non sarà più una supposizione soltanto da teorizzare. Non è questa una concezione più nobile di Dio? Egli viene percepito manifesto nei nostri cuori nella forma di beatitudine nella meditazione. Se noi concepiamo Dio in questo modo, come beatitudine, allora e solo allora noi rendiamo la religione universalmente necessaria. Perché nessuno può negare che egli desidera raggiungere la beatitudine, e, se egli aspira a raggiungerla nel modo appropriato, egli diverrà religioso avvicinandosi e percependo Dio che è descritto come beatitudine molto vicina al suo cuore.
Uno non deve pensare che la sua concezione di Dio è troppo astratta non avendo nulla a che fare con le nostre speranze ed aspirazioni spirituali, che richiedono la concezione di Dio come un essere personale. Non è la concezione di un essere impersonale, come comunemente compresa, e nemmeno quella di un essere personale, come ristrettamente concepita. Dio non è una persona come la siamo noi nella nostra limitatezza. Il nostro essere, consapevolezza, sentimento, volontà assomigliano solo come un’ombra al Suo essere, consapevolezza e beatitudine. Egli è una persona in un senso trascendentale. Il nostro essere, consapevolezza e sentimento sono limitati ed empirici; i Suoi sono illimitati e trascendentali. Egli ha un aspetto impersonale ed assoluto, ma non dobbiamo pensare che gli sia al di là della portata di tutte le esperienze, anche quella interiore.
Una concezione di un essere personale che non sia altro che la nostra magnificazione non è richiesta. Dio può essere o divenire qualunque cosa, personale, impersonale, tutto misericordioso, onnipotente e così via. Ma non ci è richiesto prendere nota di queste cose. La concezione di Dio come beatitudine si adatta esattamente al nostro fine, alle nostre speranze, alle nostre aspirazioni e alla nostra perfezione.
Nemmeno si deve pensare che questa concezione di Dio renda degli idealisti sognatori tagliando la nostra connessione con i doveri e le responsabilità, le gioie ed i dolori del mondo pratico. Se Dio è beatitudine e noi cerchiamo la beatitudine per conoscerlo, non dovremmo trascurare i doveri e le responsabilità del mondo. Nell’adempimento di questi si può ancora percepire la beatitudine, perché è al di là di essi, e quindi essi non possono aver alcun effetto su di essa. Noi trascendiamo le gioie ed i dolori del mondo nella beatitudine, ma non trascendiamo la necessità di compiere i nostri giusti doveri nel mondo.
Dio viene all’interno della calma esperienza degli uomini. Nella consapevolezza di beatitudine noi Lo realizziamo. Non ci può essere nessun’altra prova diretta della sua esistenza. E’ in Dio, inteso come beatitudine, che le nostre speranze e aspirazioni spirituali trovano compimento, la nostra devozione e amore trovano un oggetto.

mercoledì 8 luglio 2009

Realizzate il principio di Unità

Poichè in questo periodo sono molto impegnato con l'università non posso aggiornare con regolarità il blog. Tanti sarebbero i post da mettere, poesie mie con commenti, estratti di Yogananda e tanto altro. Da agosto cercherò di ritornare a ritmi regolari. :)

Namasté a tutti,
Mistico

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Discorso Divino del 29 Aprile 2009

Realizzate il principio di Unità

"La creazione emerge dalla Verità e si fonde nella Verità.

C'è un luogo nel cosmo in cui la Verità non esista?

Visualizzate questa Verità pura e immacolata."

Quando perdete la fede, perdete Dio.

Tutti desiderano la pace e la felicità, nessuno vuole dolori e difficoltà. Nel suo discorso, Popat ha detto che tutti sono incarnazioni di Dio. Dio è Uno, non c'è una seconda entità; se pensate che ci sia una seconda entità, questa è una non verità. Non c'è niente che sia una seconda entità.

Tutti sono uno.

Dalle piccole formiche, alle zanzare e agli uccelli, fino agli elefanti possenti, ogni essere è manifestazione di Dio. Persino gli alberi, le colline e le montagne sono manifestazioni di Dio. Stando così le cose, come può esserci una seconda entità? Una seconda entità è frutto della vostra immaginazione e illusione, è una creazione vostra. Pensate alla provenienza del vostro corpo: voi dite che viene dai vostri genitori. No, no; voi non venite dai vostri genitori, venite da voi stessi. C'è una sola entità; dove si trova la seconda? Ma la gente ripone oggi la propria fede nella diversità e non nell'unità. Che cosa significa "unità"? Non è l'associazione di molti, è la realizzazione dell'unicità. Se avete degli specchi tutt'intorno a voi, vedete molte forme di voi stessi che sono tutte diverse di voi ma questa non è la verità. Colui che pone la domanda e colui che dà la risposta sono la stessa persona; tutti sono uno.

Daivam mânusha rûpena

Dio appare in forma di essere umano.

La stessa persona appare in molte forme e considerarle differenti l'una dall'altra è un errore. Quando Io parlo al microfono, voi udite la Mia Voce: chi parla è soltanto uno ma la stessa voce viene udita da molte orecchie.

Ekoham sarva bhûtânâm

Io sono la sola Realtà in tutti gli esseri.

Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti

La Verità è una ma i saggi vi si riferiscono con nomi vari.

C'è un solo sole in cielo ma noi ne vediamo il riflesso in molti fiumi, cisterne e recipienti; il sole è solamente uno ma se ne vede il riflesso ovunque vi sia acqua. Mettete dell'acqua in un piatto e potrete vedere il riflesso del sole anche in quello; significa forse che il sole è lì in quell'acqua? No, no, si tratta soltanto del suo riflesso. In modo eguale, l'Âtma è Uno Solo e la mente, l'intelletto, il subconscio e il senso dell'io sono come contenitori differenti. Quindi la Divinità è una.

Dio si può vedere nei cuori puri.

Tutto è Dio; se pensate diversamente è solamente a causa della vostra illusione cioè mâyâ. Quando il sole brilla lassù, si può vederne il riflesso in tutte le cisterne; lo si vede anche dove l'acqua è sporca ma quando l'acqua è completamente sporca, ovviamente il riflesso non si vede. Nello stesso modo, quando il vostro cuore è puro e limpido, potete vederci la manifestazione diretta di Dio ma il vostro cuore è impuro; quando lo avrete pulito accuratamente, potrete vedervi Dio benissimo. Dio è immanente in ognuno; dal neonato all'adulto fino alla persona vecchia, Egli è presente in ognuno. Una bimbetta cresce e alla fine diventa vecchia; la bambina, la donna e l'anziana sono la stessa persona. A causa del modo di pensare, la gente vede molte forme differenti ma Dio non ha forme differenti; in effetti, Egli non ha forma anche se ha molti nomi ma i molti nomi corrispondono ai molti riflessi della stessa Divinità. Voi potete vedere il riflesso del sole nell'acqua che scorre e in quella stagnante; nell'acqua corrente, il riflesso appare tremolante ma, nell'acqua ferma, anche il riflesso è stabile. La vostra mente si attacca al mondo a causa dell'illusione; tutto in questo mondo non è altro che una proiezione di mâyâ.

Hiranyakashipu chiese a suo figlio Prahlâda: "Dov'è Dio? Tu canti continuamente Nârâyana, Nârâyana: chi è Nârâyana?"

Prahlâda rispose: "L'uomo stesso è Nârâyana. Dovunque tu guardi, vedi soltanto Nârâyana: Egli è in me, Egli è in te, Egli è in tutti gli altri".

Hiranyakashipu allora chiese: "È anche qui, in questa colonna?"

"Certo che è anche lì!" rispose Prahlâda.

Hiranyakashipu prese una mazza, colpì la colonna e, immediatamente, vide la manifestazione del Signore Vishnu; quindi, ovunque guardiate, Dio è lì ma le persone simili a Hiranyakashipu non hanno fede in Dio.

Acquisite la capacità di vedere l'unità.

Sebbene la creazione sia un'unità totale, noi la vediamo dal punto di vista della diversità e diciamo: "Egli è mio padre, ella è mia madre, quella è la mia sorella maggiore, l'altra è quella minore". Noi allacciamo le relazioni in base alla forma. Da dove vengono queste relazioni? Niente può esistere senza il principio dell'unità.

Ecco un esempio: un cane entrò in una stanza con molti specchi, vide in essi molti altri cani e si spaventò considerandoli un pericolo per la sua vita. Per sfuggire alla situazione, saltò contro uno degli specchi attaccando quello che credeva un altro cane. Mentre faceva ciò, vide che anche il cane nello specchio gli si scagliava contro. Nel trambusto che ne seguì, lo specchio si ruppe ed esso, pensando che non vi fossero altri cani, uscì dalla stanza. Convinto di essersi salvato, si sentì molto sollevato ma dov'erano tutti quei cani? Aveva visto il proprio riflesso in molti specchi. Lo stesso accade oggi con le persone. Se si guardano tutte le altre forme come riflessi di se stessi nello specchio del mondo, si afferra il principio di unità. Quindi non ci sono entità separate, come padri, madri, fratelli e sorelle; le relazioni terrene vengono strette a causa dell'illusione e si dice: "Ella è mia sorella, egli è mio fratello, egli è mio padre, ella è mia madre". Queste sono tutte relazioni solamente fisiche e non basate sulla vostra Realtà Divina. Cercate di capire che lo Stesso Âtma è presente in tutti; voi, però, allacciate relazioni terrene dimenticandoNe il principio. Voi dite "Lei è mia moglie" ma, prima del matrimonio, ella è separata da voi e voi siete separati da lei; soltanto dopo il matrimonio dite "mia moglie, mia moglie". Come avete generato in voi questa relazione di marito e moglie? Essa è dovuta soltanto alla vostra illusione. È a causa dell'illusione che si fanno molti errori e si indulge in molte attività indesiderabili. Dovunque guardiate, c'è Dio e Dio è Uno. La gente dice "Egli è Râma, Egli è Krishna, Egli è Shiva, Egli è Vishnu"; che cosa significa? Vuol dire che Vishnu, Shiva, Râma e Krishna sono entità separate? Questi sono Nomi differenti per lo stesso Dio che vi appare in una forma particolare a seconda della vostra immaginazione. Se meditate sulla forma di Krishna come raffigurato da artisti come Ravi Varma, Dio si manifesterà davanti a voi nella forma di Krishna e, analogamente, apparirà davanti a voi in veste di Râma, ma Dio non è né Râma né Krishna; solamente voi siete Râma e Krishna. Le forme di Râma e Krishna non sono altro che il riflesso di voi stessi. Se dite: "Voglio Râma", Dio si manifesterà a voi nella forma di Râma; se dite: "Voglio Krishna", Dio vi apparirà in veste di Krishna. Tutte queste forme non sono altro che il vostro riflesso.

Riducete il peso dei desideri.

Il dolore e la felicità sono ambedue nel mondo. Quando siete in difficoltà, dite: "Povero me! Perché Dio mi ha dato questa difficoltà? Che peccato ho commesso?" Al contrario, quando fate un buon guadagno e siete contenti, dite: "È la mia buona sorte". Non si tratta della vostra buona sorte né l'altra è quella cattiva: se avete pensieri buoni, avrete risultati buoni mentre, se avete pensieri cattivi, avrete conseguenze negative. Il bene e il male non vengono dall'esterno.

Tutto è Dio. Quando le persone vedono uno scorpione hanno paura di essere punte ma, in effetti, c'è Dio anche in quello; non c'è alcun essere in cui Dio non sia presente. Voi dovete liberarvi in ogni modo della vostra illusione. La gente ha troppi desideri e sono tutti causa di illusione per cui li si dovrebbe ridurre. Come si può fare? Tutti i desideri sono una creazione della mente che si comporta in modo arbitrario.

Mana eva manushyânâm kâranam bandha mokshayoh

La mente è la causa della schiavitù e della liberazione dell'uomo.

Dovete sforzarvi di seguire il sentiero della liberazione. Allora non vi sarà alcuno spazio per l'illusione. La gente, però, è piena di desideri e la causa di tutti i desideri è la mente. Di conseguenza, prima di tutto controllate la mente; se lo farete, non avrete neppure un singolo desiderio. Per questo si dice: "Meno bagaglio e più comodità rendono piacevole il viaggio". Dio sarà contento di voi solo quando ridurrete il bagaglio dei vostri desideri; molti di essi diventano un gran peso per la vita mentre sarete più contenti con meno desideri. Quando non si è sposati, si pensa: "Comunque vada, posso sempre cavarmela; tirare la cinghia qualche volta non mi disturba" ma, se si è sposati e ci sono dei figli, si è caricati di tante preoccupazioni. Da dove sono venuti moglie e figli? Sono venuti da dove siete venuti voi. Pensate che qualcuna sia vostra moglie perché avete dell'attaccamento nei suoi confronti. Potete dire che ogni donna è vostra moglie? No, no; se dite così finisce a pugni, non potete parlare così. La relazione tra marito e moglie è soltanto da corpo a corpo; questa relazione fisica è causa di molti problemi.

Una persona danarosa viene definita "un ricco" ma la stessa persona sarà detta "mendicante" se perde il suo denaro. Quando siete ricchi, siete considerati più grandi (bigger) mentre, quando siete poveri, vi trattano da mendicanti (beggar) per cui la stessa persona è ad un tempo un grande e un mendicante. Abbiate una mentalità equanime e tutto diverrà un bene per voi. Anche se qualcuno vi picchiasse, dovreste pensare: "La persona che mi sta colpendo non è altri che Dio. Egli mi batte perché in me c'è qualche difetto. Questo corpo ha commesso un errore per cui deve ricevere una punizione". Qualunque cosa facciamo tornerà indietro come reazione, riflesso e risonanza, tutto ciò che sperimentiamo è il risultato delle nostre stesse azioni, non è dato da Dio; Egli non dà niente alla gente se non Beatitudine (Ânanda). Avendola sperimentata, non criticate l'Uno che ve l'ha data. La gioia come la sofferenza sono riflessi delle vostre azioni. Il fatto che Dio vi ami significa che Egli ama Se Stesso. Dio non ha attributi, non ha qualità malvagie come ira, odio, gelosia e ipocrisia, né queste qualità vi sono state date da Lui; le avete generate voi stessi. Liberatevi quindi dell'illusione. Se vi create preoccupazioni inutili pensando "Io non ho questo, io non ho quello", ingannate voi stessi; riducete i desideri e non dovrete accollarvi troppo bagaglio. Soltanto così potete essere contenti.

Prendete coscienza del Principio Atmico.

Se avete amore vero per Dio, meditate sempre su di Lui; se vi piace Râma, meditate su Râma e, similmente, meditate su Krishna se è questa la Deità che avete scelto ma ricordate sempre che Râma e Krishna non sono esterni a voi: Râma è nel vostro cuore, Krishna è nel vostro cuore. Qualunque forma consideriate Râma, meditate su quella forma a occhi chiusi e la visualizzerete sicuramente. Alla fine comprenderete pienamente: "Sono libero dall'illusione di considerare Râma e Krishna separati da me: in effetti, io sono Râma, io sono Krishna". Quando meditate su Râma, vedete quella Forma come un riflesso dei vostri pensieri e similmente vedete la forma di Krishna quando meditate su di Lui. Voi pensate che Râma e Krishna siano differenti da voi a causa della vostra illusione. Chi ha visto Râma? Chi ha visto Krishna? Artisti come Ravi Varma hanno dipinto le immagini di Râma e Krishna sulla base delle descrizioni date dai testi sacri; queste sono soltanto pitture, non rivelano la verità.

Ognuno può chiamare Dio con un nome di sua scelta come Râma, Krishna, Govinda ecc. e meditare su un nome e una forma particolari; in questo non c'è errore. Io non vi chiedo di abbandonare questa abitudine ma "Io sono Dio, il mio Âtma è Dio" deve essere la vostra salda convinzione. L'Âtma non ha forma, ha soltanto un nome. L'Âtma splende in tutti come il sole ma si può vedere solamente in un cuore puro; se il cuore non è puro, non si può vedere. Molti Avatâr sono venuti a propagare questa verità; le Incarnazioni Divine non vengono per loro interesse ma per impartire la conoscenza della Verità a tutti. Seguite i Loro Insegnamenti e comprendete il Principio Atmico.

Il Vedânta proclama che l'Âtma è la sola realtà. Le onde si formano dall'acqua; in mancanza d'acqua non possono esserci onde. Allo stesso modo, non può esistere forma senza l'Âtma. Dovete contemplarLa e cantare il mantra "Om Namo Nârâyanâya, Om Namo Nârâyanâya, Om Namo Nârâyanâya". Se non siete in grado di cantarlo per intero, è sufficiente che recitiate la "Om" perché tutto è immanente in Essa. La parola "Om" fa riferimento al Pranava (il suono primordiale) che Upanishad descrivono come Âtma. La Taittirîyopanishad tratta ampiamente del Principio Atmico; il Râmâyana, il Bhâgavata e il Mahâbhârata rivelano la stessa verità attraverso le storie degli Avatâr. Tutto è dentro di voi, nulla è fuori. L'intera creazione è una. Liberatevi dell'illusione e cercate di comprendere la verità dietro i nomi e le forme.

Nome e forma sono inseparabili. Voi cantate "Sai Râm, Sai Râm, Sai Râm..." Il Nome "Sai" Mi è stato dato: non sono nato con questo Nome. Allo stesso modo, gli Avatâr Râma e Krishna ricevettero i Nomi dai Loro genitori, non nacquero con essi. Râma venne forse dicendo: "Io sono Râma?" No, no. Egli nacque come figlio di Dasharatha e fu chiamato "Râma".

Che cosa significa la parola Dasharatha? Essa indica il "carro" (ratha) del corpo umano con i suoi dieci (dasha) sensi. Abbiate controllo sui vostri sensi; quando ciò avviene, non occorre nient'altro e si dimentica persino se stessi, si dimentica anche il corpo fisico.

È la mente a controllare il corpo e i sensi che sono temporanei. Anche la mente è destinata alla distruzione. Noi diciamo "mente, mente, mente" ma dov'è la mente? Quale forma ha? Non ha forma ed è anch'essa un'illusione. Indagate su queste parole e comprendete che Dio è Uno: questa è l'unica verità, tutto il resto è illusione! Al cinema, sullo schermo, vi appaiono molte scene: vedete Sîtâ sposarsi con Râma, Râvana rapirla, Râma fare guerra a Râvana e molti amici di Râma prendervi parte. Tuttavia, quelle sono soltanto immagini che non hanno riscontro nella realtà.

Non esistono tante persone, tutti sono uno. Ekam sat... Quando seguite la Verità (Satya), ne nasce la Retta Azione (Dharma) e, quando Satya e Dharma vanno assieme, la Pace (Shânti) si manifesta. Quando c'è Pace, c'è Beatitudine. Si produce luce quando la carica negativa e quella positiva sono assieme.

L'Amore emerge dalla Pace; chi manca di Pace non può avere Amore. Quando in noi si manifesta Amore, consideriamo tutti come una cosa nostra. Tutti sono forme nostre.

Tutti sono uno, siate equanimi con tutti.

Impegnatevi a manifestare questa verità.

Quando il vento soffia, le foglie secche vengono portate via ma non quelle verdi; esse rimangono sui rami. La vostra umanità non deve essere come una foglia secca spazzata via dal vento. Tutto è mistero divino.

Le storie del signore Râma sono stupefacenti.

Ciò purifica la vita delle persone in tutti e tre i mondi;

è come la falce che taglia i rampicanti dei legami con le cose del mondo,

è come un buon amico che ti aiuta nel momento del bisogno,

è come un riparo per i saggi e i veggenti che fanno penitenza nella foresta.

Sviluppate una salda devozione.

Non permettete alla vostra mente di diventare come un cane che viene illuso dalla sua immagine riflessa. Il cane si illude pensando che l'immagine riflessa in molti specchi sia quella di molti cani ma non ci sono molti cani. Potreste pensare che un cane sia soltanto un cane ma Dio è anche in quello; senza vibrazioni, neanche un cane può vivere. Che cos'è questa vibrazione? Si tratta della vibrazione della vita. Grazie a questo principio di vita, un cane mangia e si muove.

Non fate alcuna differenza del tipo "quello è un estraneo, quella è una persona ricca, quello è un mendicante"; tutti sono uno, vedete unità in tutti. Solo allora avrete una devozione salda e vera; in caso contrario, avrete scossoni e sobbalzi e la vostra devozione vacillerà di momento in momento.

Molte persone qualificano se stessi come devoti e, finché hanno fede in Dio, la loro devozione resta stabile; quando la loro devozione vacilla, anche la mente fa altrettanto. La fede vera non vacilla in qualunque circostanza. Succeda quel che succeda, la vostra devozione non deve vacillare, neppure se vi hanno tagliato a pezzi: questa è devozione solida, incrollabile e immacolata. Sviluppate tale devozione durevole e disinteressata.

Anche Gesù insegnava le stesse cose. Dio è uno; per raggiungerLo, dovete recidere il vostro io individuale. Questo è ciò che simboleggia la Croce.

Non rinunciate mai alla vostra fede, restate attaccati saldamente ad essa: così realizzerete sicuramente la vostra vera identità. L'uomo è nato per manifestare la sua umanità, non per distruggerla. Sviluppate le qualità umane di Satya (Verità), Dharma (Rettitudine), Shânti (Pace), Prema (Amore) e Ahimsâ (Non violenza). Quando la Verità si combina con la Rettitudine, nascono Pace e Amore. È l'Amore a unire tutti. Uccidereste vostro figlio in un accesso d'ira? No, no, lo rimproverereste ma non gli fareste del male. Allo stesso modo, quando si nutre Amore, si trattano tutti come propri; trattate ogni donna come vostra madre e vostra sorella.

In questa sacra terra di Bhârat, la tolleranza è la vera bellezza.

Fra tutti i rituali, l'aderenza alla verità è la pratica ascetica più elevata.

Il più dolce sentimento di questo Paese è quello d'amore verso la madre.

Sviluppate tali sentimenti sacri verso tutte le donne. Soltanto quando vi sposate, chiamate quella donna "moglie"; diversamente, tutte le donne sono come vostra madre e vostra sorella e, similmente, tutti gli uomini sono come vostri fratelli. Dio è Uno: Egli è il solo purusha (maschio), non c'è altro maschio che Lui.

Una volta, le gopika (pastorelle) andarono a casa di Krishna per incontrarLo ma, quando provarono a entrare, il guardiano le fermò dicendo che le donne non potevano avervi accesso.

Allora esse gli chiesero: "Come mai tu puoi farlo?"

Egli rispose: "Io sono un maschio".

Esse replicarono: "Non puoi definirti "maschio" semplicemente perché indossi un abito maschile; i cinque elementi e i cinque princìpi vitali sono gli stessi in te come in noi. Possiamo essere diversi solo per il fatto tu indossi abiti maschili e noi femminili ma la stessa Divinità è presente in te e in noi; infatti, solo Krishna è il Purusha, tutti gli altri sono femmine".

Amare Dio è lo scopo principale della vita.

A questo mondo, oggigiorno, l'eguaglianza e l'unità si sono estinte. A causa della mancanza di unità, siamo incapaci di vedere la Divinità per cui l'odio sta aumentando. Per la mancanza d'amore, oggi il mondo è attanagliato da divergenze e lotte; l'uomo odierno ha persino dimenticato la propria umanità.

Innanzitutto, comprendete che siete essenzialmente divini. Quando dite "Io sono una persona ed Egli è Dio", siete nella dualità ma, quando ci sono due entità, anche la terza trova posto e questa è la mente; ciò vi porterà alla rovina totale.

Il marito deve essere trattato come marito e la moglie come moglie. Ognuno deve svolgere il proprio dovere, che di norma si riferisce a un lavoro specifico, ma il dovere di un essere umano non è semplicemente il compiere qualche lavoro: "dovere" connota nishkâma karma (azione disinteressata).

Una persona egoista (selfish) è peggiore di un pesce (fish), un pesce è migliore di un egoista per cui non date mai adito all'egoismo; soltanto quando abbandonate l'egoismo potete identificarvi con il Sé. Se diventate schiavi dei sensi, rimarrete sempre egoisti; perciò rinunciatevi e aiutate tutti.

Come ho detto il giorno di Râma Navamî, Dio è Uno. Nel mondo, c'è una diversità apparente: infatti, l'uomo è Dio Stesso. Credete fermamente in questa verità e non fate vacillare la vostra fede neppure un po'; se la perdete, perdete Dio. Qualunque cosa vi capiti, non diventate mai egoisti. Se vi comporterete così, raggiungerete la vostra Divinità ed allora non sarete più preda dell'illusione che Râma, Krishna, Îshvara e Vishnu siano differenti l'Uno dall'Altro.

I Nomi come Râma e Krishna vengono assegnati da noi, ogni nome viene dato da noi. Tutti nascono da Dio; Egli è Uno, non due. Sforzatevi, fin da ora, di sbarazzarvi di tutte le differenze. Se amate Dio, adorateLo e seguiteLo: questo è lo scopo primario e l'obiettivo vero della vostra vita.

Kodaikanal, 29 aprile 2009,

Sai Shruti