giovedì 10 dicembre 2009

Che cosa è il tuo vero Sé?

Vi propongo questo testo tratto da Kalyana-Kalpataru ed attribuito a Siva.
La traduzione è mia.

Namasté,
Mistico

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Tu non sei il corpo
Considera chi sei realmente. Il corpo che tu immagini essere il tuo stesso sé e riferendoti al quale molto spesso dici: Sono felice, sono infelice, mi sono ammalato, sono sano e robusto, e così via, sei davvero questo corpo? Prova a richiamare quale era la forma e sembianza di questo corpo quando era un mero bambino, a quali trasformazioni è andato incontro durante la giovinezza, e guarda quando è completamente cambiato adesso nella sua vecchiaia.
Una persona a cui è capitato di vedere questo corpo nella sua gioventù non sarà in grado di riconoscerlo adesso. Le piccole, soffici mani e piedi, la faccia incantevole, i denti bianco latte ed i soffici capelli ricci di quei giorni non hanno alcuna affinità con la schiena incurvata, la pelle rugosa, i capelli argentati, la faccia compressa, e la sgradevole apparenza di oggi.
Il corpo che possedevi nella gioventù è morto, in realtà, molto tempo fa; nessuna traccia di esso è rimasta nel corpo presente. Sei tu, quindi, questo corpo mutevole? No, tu non sei il corpo. Tu sei quello che è equalmente consapevole dei tre stati attraverso i quali il corpo è passato – gioventù, maturità e vecchiaia. Il corpo è andato incontro a così tanti cambiamenti, ma tu sei sempre lo stesso. Il corpo è materia insenziente, mentre tu sei il consapevole Spirito.
Il corpo cresce e decade, mentre tu rimani lo stesso in tutte le condizioni. Il corpo nasce e muore, ma tu rimani eternamente nello stesso stato di esistenza. Allora perché immagini che il tuo Sé sia il corpo? Perché identifichi te stesso con l’onore ed il disonore, piacere e dolore, nascita o morte del corpo? Non è un errore da parte tua fare ciò?

Tu non sei nemmeno il nome con il quale sei chiamato
Adesso, dimmi, sei il nome con il quale hai associato te stesso? Non appena sei chiamato con questo nome tu rispondi anche quando sei addormentato! Se il nome viene abusato, t scoppi in lacrime con dolore e risentimento; il tuo sangue comincia a ribollire per l’indignazione.
Ma considera, sei davvero questo nome? Puoi dirmi quale era il nome che portavi quando eri nello stadio di un embrione? Possedevi questo nome prima che tu vedessi la luce, il nome che consideri come il tuo sé oggi? No, non lo possedevi in quel tempo. Manterrai questo nome anche nella tua prossima vita? No, non lo manterrai.
Allora perché identifichi te stesso con il tuo attuale nome? Esso è soltanto un titolo assunto che è transiente e può essere cambiato a volontà. Quindi perché prendi la lode o la censura di questo nome, come la tua lode o censura, e perché sei favorevolmente o sfavorevolmente affetto dalle stesse? E’ questo un altro errore da parte tua?

Tu non sei i sensi
Bene, consideri te stesso come qualunque degli organi di senso, come gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua o il palato, la pelle, le mani i piedi e così via? Se così la tu vita cessa quando i tuoi occhi perdono la visione, quando le tue orecchie perdono il potere di ascoltare, il tuo naso è amputato o le tue mani o piedi sono mutilate? No, tu non muori perdendo ciascuno di questi organi o arti. Quindi come puoi essere i sensi? Tu sei il percepitore o conoscitore dei sensi e delle loro attività, così come della loro condizione sana o malata. Non è quindi uno sbaglio, da parte tua, immaginare che tu sei i sensi?

Tu non sei la mente
Adesso molto probabilmente dirai di essere la mente. Ma rifletti soltanto prima di dire così; quando la mente è affollata da diversi pensieri, non riconosci questi pensieri? Se non li riconosci come puoi dire “Tale e tale pensiero vengano nella mia mente in questo momento?” Se tu riconosci il pensiero, sappi per certo che il conoscitore è differente dalla cosa conosciuta.
La mente si perde nello stato di sonno profondo, ma tu persisti la anche in tale stato, perché quando ti svegli, dici “Ho goduto di un sonno profondo.”
La mente vaga qua e la ma tu rimani fisso dove stai e osservi ognuno dei suoi movimenti, e conosci tutti i loro segreti. Quindi tu non sei la mente. Tu sei colui che osserva la mente. Pertanto non è altro che un errore da parte tua immaginare che tu sei la mente.

Tu non sei l’intelletto
Tu non sei nemmeno l’intelletto. Proprio come riconosci ogni movimento della mente, tu riconosci anche ogni fase dell’intelletto, ciascuna delle sue attività, i cambiamenti a cui esso va incontro, la sua sublimità o depravazione, la sua purezza o impurità, ed i suoi giudizi giusti o sbagliati. Tutti questi sono accidentali all’intelletto; essi vanno e vengono e sono anche soggetti a crescita e declino, ma tu sei sempre occupato nell’osservare i loro movimenti. E’ per questo che tu spesso hai detto: “La mia ragione ha fallito ed il mio giudizio si è deformato in quel momento; l’impurezza del mio intelletto è stata adesso pulita via attraverso l’influenza del satsanga (nobile compagnia).”
Com’è allora che invece di riconoscere te stesso come l’osservatore dell’intelletto guardi a te stesso come intelletto? Non è altro che un errore da parte tua.

Tu non sei l’ego
Tu non sei nemmeno l’ego. Avresti dovuto considerare te stesso come l’ “IO” mentre eri stabilito nell’Atma (anima), il tuo vero Sé, questo sarebbe stato perfettamente giusto; ma invece di questo tu asserisci il tuo ego mentre ti identifichi con la totalità del corpo, sensi, mente e intelletto. In realtà tu sei l’osservatore anche di questo ego. Quindi tu ha detto, “Ho detto una tal cosa sbagliandomi per egotismo”.

Tu sei l’Anima
Non hai realizzato adesso che non sei il corpo, il nome, i sensi, la mente, l’intelletto o l’ego? Tu sei il puro, illuminato, eterno, cosciente e beato Sé. Tu non sei distrutto quando il corpo è distrutto, ne sei creato nuovamente quando il corpo è creato. La glorificazione o diffamazione del tuo nome non può glorificarti o diffamarti. Tu sei eternamente immutabile. Nessuno può abusare di te o insultarti, nessuno può nemmeno ucciderti o ferirti. Tu rimani eternamente e immutabilmente equilibrato nel tuo Sé. Prova a realizzare questo e rimani non mosso dalle polarità dell’esistenza mondana.
Tale equilibrio nel Sé è il tuo reale e permanente stato di esistenza. L’appagamento della tua vita consiste nell’ottenere questo stato, o meglio, nel realizzare questo eterno stato nel tuo essere. Nel momento in cui realizzerai la tua identità verrai trasformato in un Mahatma o nobile anima. La depravazione dell’anima giace nell’identificare il Sé con il nome, la forma, i sensi o la mente; e la nobiltà dell’anima o stato di Mahatma consiste nel vedere l’anima immutabilmente stabilita nella sua grande identità.

Cosa è il vero stato di Mahatma?
Tale stato non si guadagna solamente essendo in grado di leggere e scrivere le cose sopra, o coltivando l’arte del parlare. Anche un pappagallo può ripetere le cose per abitudine. Tutti gli studenti del Vedanta conoscono queste cose a memoria, ma che utilità ha questa conoscenza per loro?
La vera conoscenza è quella per la quale c’è una completa cessazione dell’identificazione e attaccamento con il corpo e la mente, e nella quale l’anima non si cura del guadagno o della perdita di queste cose come del suo guadagno o perdita, ma rimane eternamente immutabile nel suo vero stato dell’essere.
Questa è la missione della tua vita; questa è l’unica disciplina spirituale che devi perseguire con diligenza.

venerdì 20 novembre 2009

Sostenete sempre l'etica e la morale

Il corpo è fatto di cinque elementi, ed è destinato a perire prima o poi, ma Colui che lo abita non ha nascita né morte; Egli non ha alcun attaccamento ed è il testimone eterno. In verità, l'Abitante, che è la forma dell'Atma, è effettivamente Dio Stesso. L'Abitante (Dehi) non ha legami; a Lui ci si riferisce anche con i nomi di Atma o Brahman.

Dio non ha nome né forma

Incarnazioni dell'Amore!

La gente adora Dio in molti modi e acquisisce fede in Lui ma Egli non ha alcun nome o forma. Dio è uno e soltanto uno eppure le persone Lo chiamano con molti nomi come Rama, Krishna, Allah, Gesu, etc. Queste sono fantasie personali ma Egli non ha alcun nome particolare. Dio è uno; la Verità è una ma il saggio vi si riferisce con nomi vari (Ekam Sat vipra bahudha vadanti). All'unico Dio ci si riferisce e Lo si adora con forme e nomi disparati; queste forme attribuiteGli sono il risultato della propria immaginazione e di come viene raffigurato su certe pitture. In effetti, nessuno ha mai visto Dio: Egli si manifesta nella forma in cui Lo si contempla. Dio è uno, non due! Gli individui si riferiscono a se stessi come "io, io, io"; questo io è relativo all'ego individuale nato dall'attaccamento al corpo. Quando lo si elimina si diventa il Dehi, l'Abitante. Voi diventate Dio davvero. La Divinità trascende il nome e la forma; da tempi immemorabili, la gente contempla, adora, serve e desidera questa Divinità trascendente.

Il vizio del gioco

Le persone hanno molti desideri in questo mondo materiale; l'imperatore Dharmaraja aveva un desiderio solo: i dadi. Egli amava molto questo gioco e i Kaurava avevano notato questa sua debolezza per cui pensarono di sfruttarla tendendogli una trappola. Il loro zio materno, Sakuni, li istigò e consigliò: "Andate ad invitare Dharmaraja ad una partita a dadi". Egli ne era esperto e poteva sconfiggere l'avversario barando. Duryodhana e i suoi fratelli erano da una parte e l'imperatore dall'altra. I dadi usati in questa partita erano truccati per assicurare la vittoria e, come risultato, Dharmaraja perse tutte le tornate, perse l'impero, i suoi fratelli, se stesso ed anche Draupadi. I Kaurava presero possesso del suo impero e presero il controllo dei fratelli di Dharmaraja e della moglie trascinandola nella corte reale; qui ella chiese agli onorevoli membri ed anziani dell'assemblea se Dharmaraja avesse scommesso se stesso e poi l'avesse persa o viceversa. Se egli aveva scommesso prima se stesso e aveva perduto, non aveva il diritto di scommettere Draupadi e, inoltre, ella non era soltanto moglie di Dharmaraja ma di tutti e cinque i fratelli; avevano essi dato il loro consenso a che Panchali fosse scommessa in questa partita ai dadi? Nessuno in quella augusta assemblea ebbe il coraggio di rispondere alle questioni sottili sollevate da Draupadi; essi non aprirono bocca.

Un arciere bravissimo

Quando era giovane, Dronacharya andò un giorno dal Re Draupada per chiedergli in dono una mucca; avendo il Re rifiutato di regalargliela, egli si arrabbiò e lasciò Panchala con tutti i suoi possedimenti, con la moglie e i figli. Mentre camminava verso Hastinapura, incontrò i figli dei Pandava e dei Kaurava che giocavano in un campo vicino a un pozzo attorno al quale si si erano accalcati. Egli si avvicinò e chiese: "Miei cari bambini, qual è il problema? Perché state tutti così intorno al pozzo? Che cosa è accaduto?" I piccoli risposero all'unisono: "Swami, la nostra palla è caduta lì dentro". "Non vi preoccupate, la tirerò fuori io" li rassicurò lui e, così dicendo, incoccò una freccia e la tirò alla palla. Poi ne tirò un'altra che si conficcò nella prima e, in questo modo, lanciò un bel numero di frecce che si conficcarono una dietro l'altra formando una specie di palo che gli permise di recuperare la palla e darla a loro; vista questa prodezza meravigliosa, essi gli si prostrarono comprendendo di aver finalmente trovato qualcuno esperto nel tiro con l'arco e andarono a raccontarla a Bhishma il quale assunse Dronacharya come istruttore dei Kaurava e dei Pandava. Tra di loro, Arjuna divenne ben presto molto abile con l'arco conquistandosi l'affetto e l'ammirazione del Guru Dronacharia. In effetti, egli rese orgoglioso e famoso il Guru con la sua abilità.

Il carattere sublime di Droupadi

Questo fece ingelosire Ashvattama, il figlio di Dronacharia, che nutrì dell'astio per i Pandava, specialmente per Arjuna, sin da allora. Una notte, durante la guerra, egli entrò furtivamente nel loro campo e massacrò senza pietà i loro bambini (gli Upapandava) con l'aiuto delle tenebre. Quando stava per fuggire, fu scoperto da Arjuna che lo portò davanti a Draupadi la quale, invece di adirarsi e maledire il malfattore sentenziando la sua punizione, cadde ai piedi di lui, il figlio del Guru veneratissimo di suo marito, dicendo:

"E' ai piedi di tuo padre Dronacharya che i miei mariti

hanno imparato tutto ciò che sanno;

essendo suo figlio, è giusto uccidere i miei bambini innocenti?

Come hai avuto il coraggio di uccidere loro che erano

indifesi, giovani, tranquillamente addormentati,

che non avevano nessuna inimicizia verso di te

e non pensavano di farti del male?"

Bhima non potè sopportare la vista di Droupadi che supplicava Asvattama e, esplodendo di rabbia, gridò:

"Questa Droupadi è una donna sciocca

perché implora per la salvezza di questo miserabile.

Ella non prova ira contro l'uccisore dei suoi figli.

Questo assassino non è un Bramino; non lo liberate, ammazzatelo.

Se non lo fate, lo ucciderò io stesso con il mio pugno possente".

Ashvattama tremava di paura e si sentiva perduto. Folle di rabbia, Arjuna stava per assalirlo. Allora Droupadi alzò le mani implorando:

"Oh Phalaguna!

Non è giusto uccidere una persona

che ha paura e ha perso il coraggio,

che dorme o è ubriaca,

che cerca rifugio o è una donna.

Non devi uccidere Ashvattama

perché è il figlio del tuo precettore".

Ella si gettò ai suoi piedi e gli fece questo ragionamento:

"Arjuna, rivivranno i miei figli con la morte di Ashvattama? Sua madre proverebbe lo stesso dolore che ora io sto subendo. Avendo studiato i Veda e gli Sastra, com'è che non sei capace di mantenere la tua tranquillità?" Poi lo implorò di perdonare Ashvattama per il suo atto nefando. Arjuna rispose "Tu mi stai impedendo di mantenere il mio voto" e Droupadi replicò: "Radergli i capelli e togliergli il gioiello dalla fronte è come ucciderlo". Arjuna acconsentì alla sua preghiera e, come segno di punizione, gli rase il capo, gli tolse il gioiello dalla corona e lo liberò. "Recriminare sul passato non serve; il passato è passato, dimenticalo" è il consiglio che Droupadi dette ad Arjuna; egli acconsentì e controllò la sua emozione. Proprio ora, un economista che ha partecipato alla conferenza, ha citato il tema "Etica e Finanza"; Arjuna seguì l'etica e risparmiò la vita ad Ashvattama dimenticando la perdita degli Upapandava. Risparmiare la vita a un essere umano vale molto più che accumulare ricchezza. Nel Mahabharata e nel Bhagavata si trovano numerosi esempi di azioni nobili simili a questa e ci sono molte donne nobili come Droupadi; ella aveva mente aperta e carattere nobile. E' soltanto grazie a donne simili che il paese di Bharat ha fatto grandi progressi di era in era e ottenuto la posizione preminente di oggi.

La tolleranza

Sfortunatamente, i Bharatiya hanno dimenticato il loro passato glorioso; ora sono come degli elefanti possenti inconsapevoli della loro forza innata. Nella terra molto sacra di Bharat, la tolleranza è la qualità eccellente del nostro carattere. Qual è la vera bellezza di un essere umano? Non è quella del corpo fisico, è la qualità della tolleranza che dona bellezza vera a un individuo. La nostra cultura di Bharat ha dato la massima importanza alla qualità della tolleranza; questa è stata la nostra tradizione per ere. Per questo, bisogna sostenere la propria tradizione ricca di purezza e tolleranza. Un Bharatiya vero è uno che protegge queste due qualità, non è un umano che manca di moralità. Il denaro viene e va mentre la moralità viene e cresce quindi si deve proteggere la propria moralità; questa è la vera qualità di un Bharatiya e soltanto chi è dotato di un carattere nobile è idoneo a esser chiamato così. Come un elefante non è consapevole della sua forza innata e, mite, si sottomette ai comandi del mahout, i Bharatiya di oggigiorno dimenticano la loro forza e purezza innate e imitano la cultura occidentale. Nonostante siano dotati di forza grande e conoscano profondamente i Veda, le Upanishad e le scritture, vanno scimmiottando la cultura occidentale dimenticando la loro stessa grandezza; questo non si addice al popolo di una nazione così grande. Voi dovete prendere coscienza della grandezza della vostra cultura e seguire la coscienza. Disgraziatamente, oggi le persone non seguono la loro coscienza; questo non per ignoranza ma per ingenuità. Se continuate a imitare la cultura occidentale, la vostra forza diminuirà gradualmente; quindi non imitate gli altri, siate moderati.

La moderazione

Il leone, ad esempio, aggredisce un animale soltanto quando è affamato, non va uccidendo tutti quelli che incontra, per cui anche una bestia selvaggia come un leone ha la capacità di limitarsi; è quindi necessario che ogni essere umano osservi la moderazione e certi limiti. Ego, rabbia e desiderio illimitati vi porteranno fuori strada; voi dovete distogliere la mente da una situazione simile e seguire il cammino nobile in modo da non far danno agli altri né soffrire nel farlo. Non usate la forza e il potere indiscriminatamente. Oggi si vedono i bambini godere di libertà incontrollata; la libertà è certamente un bene ed è giusto concederla ma entro un limite. Soltanto così essa acquista valore. Cercar di ammassare ricchezze ed essere esageratamente brillanti vi porrà soltanto in pericolo. Voi avete sicuramente visto sui giornali come l'America si sia messa a sperperare quantità colossali di denaro e di risorse nel far guerra all'Iran, all'Iraq e ad altre nazioni; che cosa poteva guadagnarci? Oggi l'economia americana è in crisi, nel paese c'è recessione e questo è dovuto all'uso improprio delle risorse. Prendete ad esempio il Signore Isvara: Egli è possente in modo totale eppure usa il Suo Potere onnipervadente soltanto per quanto è necessario, non indiscriminatamente. Bisogna emulare questo esempio e fare un uso corretto della propria forza e delle proprie risorse solamente per quanto serve. Non sprecate i pensieri perché questo rende la mente agitata e vacillante.

[Swami mostra il Suo fazzoletto]

Che cos'è questo? E' un pezzo di stoffa. No, non è una stoffa, è un intrico di fili e neppure fili, è soltanto del cotone; senza cotone, non può esserci filo e senza filo non può esserci alcuna stoffa. Similmente, la mente non è altro che un intrico di pensieri per cui tenete i pensieri sotto controllo. Anche la ricchezza che acquisite e il cibo che ingerite devono rimanere entro certi limiti. Il cibo è Dio, non sprecatelo. Aiutate gli altri, non danneggiateli mai; "Aiuta sempre, non ferire mai". Queste sono alcune delle linee guida che dovete seguire per un vivere fecondo.

E' benedetto colui che si comporta in modo da non ferire gli altri né rimanere ferito nel farlo. Dovete acquisire queste abilità che non sono disponibili nei libri di testo.

Il controllo dei pensieri

Tenete d'occhio i pensieri e curate che non deviino; ogni volta che un pensiero sorge nella mente, analizzatelo: "E' buono o cattivo?" Se lo sentite cattivo, non permettetegli di restare, lasciatelo passar via; se è un pensiero buono, mettetelo in pratica in modo che sia di beneficio per voi e per gli altri. Durante la conferenza tenuta ieri e oggi, sono state approvate delle linee guida per il buon funzionamento delle banche in tutto il paese. Dovere fare ogni azione con lo spirito di migliorarvi. Non pensate che state servendo l'organizzazione, pensate piuttosto che state servendo voi stessi con degli sforzi sinceri; non date assolutamente spazio all'ego né all'orgoglio. Se depositate del denaro, non è la banca che ne trae vantaggio ma voi stessi perché potrete prenderlo soltanto voi; nello stesso modo, trarrete vantaggio dal bene che fate agli altri, lo fate per avere una vita serena. Per guadagnarvi un buon nome in società, coltivate i tre principi:

Amore per Dio, timore del peccato e moralità nella società.

Se promovete la moralità nella società, la gente si raccoglierà intorno a voi trattandovi come una persona buona. Prima di tutto, fate nascere dentro di voi l'amore per Dio e dopo il timore di peccare. Soltanto coltivando questa qualità diverrete una persona di carattere e, se avrete un carattere nobile, la società intera vi amerà né alcuno vi odierà. Mantenete un buon carattere e amate tutti; l'amore è dovunque e Dio è dovunque, quindi amate tutti. Più amate gli altri, più salirà la vostra reputazione nella società; se commettete un errore o perseverate in una azione malvagia, gli altri cercheranno di imitarvi per cui siate buoni, fate il bene e vedete il bene; questa è la via verso Dio. Solamente comportandovi in modo simile otterrete un buon nome nella società. Queste cose non potete impararle da un libro di testo, non si tratta di informazione teorica, riguarda la purezza di cuore. Voi dovreste acquisire una sacralità simile; sfortunatamente, ci sono dovunque dei segreti ma nessuna sacralità e questo non è bene. Se voi fumate una sigaretta, un vostro amico verrà e dirà: "Ciao! Tu sei un bravo ragazzo; dai una sigaretta anche a me". Il tuo comportamento sarà come quello della tua compagnia, "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"; se la vostra compagnia è cattiva, voi diverrete una persona cattiva. Se voi siete buoni, altri seguiranno il vostro esempio e diverranno buoni. Oggi accade che molte compagnie chiudano le loro attività; quale può esserne la ragione? Se una compagnia segue metodi sbagliati, altre seguiranno quel sistema; è cosa comune che le abitudini riprovevoli si spargano alla svelta e con facilità per cui dovete stare attenti e impegnarvi affinché accadano cose buone. Non siate impazienti di imitare le cose cattive. La fretta porta lo spreco, lo spreco porta la preoccupazione; quindi non abbiate fretta.

La madre prima di tutti

Cari bambini, siete tutti molto giovani; cominciate a fare del buon lavoro fin da questa età, siate di esempio per gli altri e fate servizio alla società perché è la società che vi protegge. Ancor prima che cominciate a fare servizio sociale, ci sono quattro persone che dovete riverire e rispettare: la madre, il padre, il precettore e Dio in quest'ordine. Prima di tutto, molto importante è la madre; fatela contenta. Se vostra madre è serena, tutta la vostra vita sarà serena; se la rendete infelice, soffrirete e quindi fatela essere contenta e soddisfatta sempre. La felicità della madre è la vostra felicità. Ella vi proteggerà sempre, vi ha fatto nascere e vi ha allevati, può rimproverarvi e perfino picchiarvi, quando è arrabbiata con voi, ma la sua rabbia è soltanto momentanea. Non prendetevela per questo, la rabbia momentanea non durerà a lungo. Rendetevi conto del fatto che la rabbia, l'ego, la gelosia, ecc. sono fasi temporanee; anche la concupiscenza è momentanea. Esse sono tutte temporanee e quindi vanno e vengono, non sono permanenti. L'Atma Tattva è un principio permanente. Fate crescere in voi l'amore per tutti: Amore, Amore, Amore! "Ama tutti e servi tutti" L'amore è la vostra unica proprietà che dura per sempre. Niente è più grande dell'amore né voi avete bisogno de qualcosa di più grande. Tuffatevi nel servizio sentendo che il servizio è Dio, il servizio è la mia vita. Il servizio non si deve fare aspettandosi una ricompensa: Il denaro viene e va ma la moralità viene e cresce. Non vi esaltate quando acquisite del denaro né deprimetevi quando ne perdete; la differenza tra il denaro e la moralità è che il denaro viene e va mentre la moralità viene e cresce. Cari bambini, oggi è un giorno molto felice; pregate affinché occasioni come questa si ripresentino dovunque possiate essere.

Dio è il vostro unico rifugio dovunque siate,

in una foresta, in cielo,

in una città o in un villaggio,

in cima a una montagna

o in mezzo a un mare profondo

Dio è sempre con voi, sopra di voi, dietro di voi; Egli vi proteggerà sempre. Maturate questa fede certa nel cuore. La Grazia di Dio non è transitoria; Egli sarà sempre con voi. Voi siete tutti bambini buoni, Io lo so. Comportatevi sempre da bambini buoni.
Sri Sathya Sai Baba

Conferenza sull'etica e il mondo della finanza

Prasanthi Nilayam

25 Agosto 2009

venerdì 30 ottobre 2009

Karma – La legge della giustizia cosmica

Con il post di oggi vorrei condividere con voi queste parole di Yoganandaji sul tema del karma.
Siamo noi, con il nostro libero arbitrio, ad essere gli artefici del nostro destino! ;)
La traduzione è fatta da me quindi potrebbe non essere perfetta.

Namasté,
Mistico

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Il karma è la legge dell’azione o giustizia cosmica, basata sulla causa e l’effetto. Qualunque tua azione, buona o cattiva, ha uno specifico effetto sulla tua vita. Gli effetti delle azioni di questa vita rimangono immagazzinati nel subconscio; quelli portati da esistenze passate sono nascosti nella supercoscienza, pronti come semi a germinare sotto l’influenza di un ambiente adatto. Il karma decreta che quello che uno semina deve inevitabilmente raccogliere.
Tutti gli eventi nelle vite degli uomini sono governati dall’inesorabile legge di causa ed effetto. La legge dell’azione o karma non è fatalismo. Il gentile ed onnipresente Dio non ti punisce o premia mai, poiché ti ha già dato il potere di punirti o premiarti per mezzo dell’uso o misuso della tua stessa ragione e volontà. Sei tu che trasgredisci le leggi della salute, prosperità o saggezza e punisci di conseguenza te stesso con cattiva salute, povertà o ignoranza.
Negli anni passati hai probabilmente sofferto a sufficienza. E’ tempo adesso di liberarti dalla prigione delle tue abitudini indesiderabili. Poiché tu sei il giudice, nessuna prigione di sofferenza, povertà o ignoranza può trattenerti se vuoi liberarti. Tutto quello che dovete fare è pronunciare le parole: “Sii tu libero,” affinchè il carceriere delle cattive convinzioni obbedisca al tuo comando e ti liberi.
Sotto maya o delusione cosmica, la ragione e volontà dell’uomo sono sepolte sotto il suolo dell’ignoranza. Essere tentati è naturale, ma essere in grado di vincere la tentazione è grande, ed è libertà, poiché allora tu sei guidato solo dalla liberà volontà e dal libero arbitrio.
Non scoraggiarti intrattenendo i pensieri di essere un peccatore e che Dio non verrà mai a te. In tal modo paralizzerai la tua volontà. Il peccato è una delusione temporanea, e quello che è fatto è finito. Non ti appartiene più, ma non devi commettere lo stesso errore di nuovo.
Nega il karma. Troppe persone interpretano male il significato di karma adottando un’attitudine fatalistica. Non devi accettare il karma. Se io ti dico che c’è qualcuno dietro di te pronto a ferirti poiché una volta lo hai colpito, e mitemente dici, “Bene, è il mio karma,” e aspetti che lui ti colpisca, certamente prenderai un colpo! Perché non provi ad ammorbidirlo? Rendendolo pacifico puoi ridurre il suo rancore e rimuovere il suo desiderio di colpirti.
Quando realizzi te stesso come un figlio di Dio, che karma possiedi? Dio non ha karma e tu non ne hai nessuno quando conosci di essere Suo figlio. Ogni giorno dovresti affermare, “Io non sono un essere mortale; Io non sono il corpo. Io sono un figlio di Dio.” Questo vuol dire praticare la presenza di Dio. Dio è libero dal karma, tu sei fatto a sua immagine e quindi anche tu sei libero dal karma.
Il miglior modo per bandire la consapevolezza della tua debolezza è non pensarci, altrimenti saresti sopraffatto. Porta la luce dentro, e l’oscurità non sarà mai esistita. In questo pensiero c’è una delle più grandi ispirazioni della mia vita. Se la luce è fatta entrare dentro una grotta dove l’oscurità è esistita per migliaia di anni, l’oscurità svanirà istantaneamente. In questo modo svaniranno i nostri sbagli e debolezze quando facciamo entrare la luce di Dio. L’oscurità dell’ignoranza non può più entrare.
Questa è la filosofia di vita che noi dovremmo vivere. Non domani, ma oggi, questo minuto. Se una persona è sufficientemente determinata e medita molto, egli può distruggere tutto il cattivo karma delle sue vite passate in questa singola vita. Le persone soffrono degli effetti a lungo termine delle loro azioni passate ignoranti perché non usano gli antidoti che sradicheranno le tendenze nascoste che derivano da quelle azioni.
Siamo fatti a immagine di Dio. Noi siamo eternamente gli stessi, come Dio è. L’ignoranza non è la nostra vera natura. Essa deriva dal cattivo uso del libero arbitrio dell’anima. Essa può essere rimossa istantaneamente o in pochi anni seguendo il giusto insegnamento.
La Self-Realization fellowship insegna tecniche durature ed efficaci per accelerare l’evoluzione dell’uomo. Il fuoco della profonda e costante meditazione cauterizza i solchi del cervello che mantengono i ricordi delle cattive tendenze karmiche delle vite passate, e quindi supera il loro male nascosto.
Poiché tutti gli effetti o semi delle nostre azioni passate, il nostro karma, possono essere distrutti arrostendoli nel fuoco della meditazione, della concentrazione, della luce della supercoscienza, e delle giuste azioni, non esiste più nulla di simile alla sorte. Tu crei il tuo destino. Dio ti ha dato l’indipendenza e tu sei libero di scacciare il Suo potere o lasciarlo entrare.
Tu hai più forza di superare le difficoltà rispetto ai problemi stessi da superare. Tu puoi porre rimedio ai tuoi sbagli poiché Dio ti ha donato ragione e volontà. Per prima cosa devi pacificare la tua mente; in seguito mantenere la tua volontà costante al tuo obiettivo fino a quando è completato. Disciplina te stesso per sviluppare i tuoi poteri dormienti. Reclama la tua divinità! Unisci la tua consapevolezza con Dio, e ricevi le benedizioni direttamente dalle Sue mani.

sabato 17 ottobre 2009

Come affrontare le esperienze

Affrontiamo le esperienze della vita in tre modi diversi:

1) Cerchiamo di fuggire dalla situazione,

2) Cerchiamo di cambiare le circostanze credendo che quel cambiamento possa risolvere tutti i nostri problemi;

3) Ci lamentiamo delle circostanze ed in qualche modo procediamo.

Non possiamo evitare i problemi fuggendo da loro; in effetti, questi problemi possono anche raddoppiare. Amma ricorda una storia. C’era un uomo che aveva ricevuto la notizia che suo zio stava per andare a fargli visita. Decise di andarsene da casa perché suo zio, che era un soldato, amava raccontare ininterrottamente per ore storie di guerra. Non volendo sprecare tutto quel tempo, il nipote si allontanò imboccando un sentiero dietro casa, ma mentre camminava lungo il viottolo, improvvisamente vide lo zio sullo stesso sentiero, in direzione opposta! Non appena gli occhi caddero sul nipote, lo zio si fermò ed iniziò a parlare. La conversazione si protrasse a lungo, proprio lì sul sentiero. Dopo un po’ il nipote aveva molto caldo e molta sete ed i piedi gli dolevano, ma in quel luogo non c’era acqua disponibile, nessun albero ombroso e nessuna panchina ove sedersi. Si rese conto che, se fosse rimasto a casa, sarebbe stato ora all’ombra, comodamente seduto con suo zio e con tanta acqua da bere a disposizione. Questa storia ci mostra che, se cerchiamo di fuggire dalle situazione, le stesse possono causarci il doppio dei problemi.

Il secondo modo consiste nel cercare di cambiare l’ambiente circostante. In una certa casa non c’era alcuna pace. I membri della famiglia pensarono che ci fosse qualcosa di sbagliato nella casa: “Forse dovremmo abbatterla e ricostruirla. O dovremmo acquistarne un’altra? O forse abbiamo bisogno di comperare una nuova televisione ed altri oggetti e decorare la casa. Potremmo installare un condizionatore d’aria”.

Niente di tutto questo risolverà i problemi. Ci sono persone che non riescono a dormire anche nel lusso di una camera con aria condizionata e devono prendere dei sonniferi. Il motivo è che i problemi sono nella loro mente. La spiritualità è l’arte di “condizionare” la mente. I problemi della vita non scompaiono apportando solo qualche cambiamento nel nostro ambiente circostante. Ciò non significa che non dobbiamo intervenire sulle condizioni ambientali esterne. Amma sta dicendo che bisogna cambiare anche la nostra struttura mentale. Questo è ciò che ci insegna la spiritualità. Mutare l’ambiente esterno non mette fine alle difficoltà.

Una coppia era solita litigare continuamente. Infine non poterono più vivere insieme e divorziarono. Dopo qualche tempo entrambi si risposarono, ma presto ciascuno di loro scoprì che aveva semplicemente sposato il coniuge precedente in forma diversa! Le persone erano nuove, ma la loro mente era rimasta la stessa. Fino a quando non trasformeremo la nostra mente, non ci libereremo dai problemi mutando le condizioni esterne.

Il terzo modo di trattare le situazioni difficili nella vita è lamentarsi delle circostanze ed andare avanti. Una persona che ha male allo stomaco si lamenta in casa con tutti: “Mamma! Papà! Mi fa male lo stomaco! Fratello, sorella, non riesco a sopportare questo dolore!” Alla fine tutti quelli che si troveranno vicino a quella persona avranno anche loro male allo stomaco. Continuando a lagnarci dei nostri problemi finiamo col distruggere anche la pace degli altri.

Ma c’è pure un quarto modo. Si possono superare le situazioni difficili modificando la nostra condizione mentale. Questa è l’unica via per trovare veramente la gioia. Non è possibile trasformare completamente l’ambiente esterno perché si adatti ai nostri bisogni, abbiamo quindi bisogno di modificare lo stato della nostra mente per adeguarci all’ambiente. Solo la spiritualità ci può aiutare a farlo.

E’ qui che i testi spirituali acquistano rilevanza. Cosa mostrò il Signore Krishna ad Arjuna? Krishna non intervenne sulle circostanze esterne, ma trasformò lo stato mentale di Arjuna. Se avesse voluto, avrebbe potuto creare un tornado o un diluvio, distruggendo il malvagio Duryodana ed i suoi seguaci, usare qualsiasi modo metodo per annientarli, assicurare qualsiasi cosa ai Pandava. Krishna aveva il potere di farlo. Invece non agì sulle circostanze esterne, cambiò piuttosto l’atteggiamento di Arjuna verso il mondo, gli insegnò a capire la natura dell’esistenza e come affrontare ogni cosa nella vita. Abbiamo bisogno di espandere la mente in modo tale da poter pregare per la pace e l’armonia del mondo intero.

Ricordate l’episodio del Ramayana in cui il Signore Rama entrò nella sala dove Sita stava per scegliere il marito. Non appena la mente di Mithila vide Rama, incominciò a pregare: “Com’è bello e forte, ed è benedetto con tutte le sue qualità! O Dio, ti prego, dagli la forza di tendere quell’arco!” Mentre Rama entrava nella sala, tutti i re, là riuniti con la speranza di vincere la mano di Sita, incominciarono mentalmente a maledire Rama: “Perché è venuto qui adesso? A causa sua perderò la mia occasione? Se solo se ne andasse!” E quando Sita vide Rama, implorò: “O Dio, perché hai fatto un arco così pesante? Potresti alleggerirlo un po’?” La sua era una preghiera per cambiare le circostanze.

Ma la supplica degli abitanti di Mithila era la più giusta poiché essi avevano l’atteggiamento corretto. Non chiedevano che le circostanze mutassero, ma si raccomandavano dicendo: “Dai a Rama la forza per tendere quell’arco!” In modo simile, in ogni situazione, dobbiamo pregare solo di avere il coraggio di affrontarla. La nostra preghiera, infatti, non deve essere infantile.

Un ragazzo andò in un tempio a pregare: “O Dio fa che la Cina sia la capitale dell’America!” Una persona vicina lo udì e gli chiese: “Perché domandi questo, ragazzo?”. E lui rispose: “Ho scritto nel mio esame che la capitale dell’America è la Cina, ma ho sbagliato. Così prego Dio di fare diventare giusta la mia risposta!”.

Questo è infantile. Non dobbiamo coltivare un atteggiamento puerile, ma sviluppare piuttosto l’innocenza ed il cuore di un bambino. La puerilità è mancanza di discriminazione ed è segno di immaturità. Immaginate di prendere lezioni di nuoto: se il vostro istruttore stesse sempre vicino a voi, non imparaste mai a nuotare da soli.

Abbiamo bisogno di trovare la forza in noi stessi per sopravvivere in qualsiasi circostanza ci si trovi nella vita, e l’unico modo per riuscirci è cambiare la nostra condizione mentale. Non sprecate la vostra esistenza lamentandovi delle incapacità a cambiarle. Ci sono persone che viaggiano in auto da sogno, ma a che serve possedere una simile auto se la nostra mente non trova pace?

Non basta agire sulle condizioni esterne, ci sono persone che si suicidano nelle loro camere climatizzate. Se invece cambiamo il nostro modo di pensare, possiamo affrontare ogni evento con un sorriso.

Piuttosto che fare affidamento sul sostegno degli altri, dobbiamo sviluppare la fede in noi stessi: solo allora troveremo conforto e soddisfazione. Cominciamo quindi a cambiare il nostro attuale atteggiamento mentale. Che questa sia la nostra preghiera!

Parole di Amma.

Namasté,
Mistico

venerdì 2 ottobre 2009

Creare la coscienza della prosperità p4

Ecco la quarta ed ultima parte sul tema della prosperità sulla base degli insegnamenti di Yoganandaji. Il blog andrà in pausa per due settimane.

Namastè,
Mistico

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Sintonizzati sull'infinito potere di Dio
La direzione moderna è di usare la religione e Dio come “esche” per la mera salute, prosperità e felicità materiale. Uno dovrebbe cercare Dio per primo, per ultimo e tutto il tempo, non per i suoi doni ma per il proprio fine ultimo. Allora egli troverà, nell’abbondanza dell’amore di Dio, tutto il resto che egli desidera. “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.” Nell’unità con Dio l’uomo trova la soddisfazione di tutti i desideri del cuore.
Come un risvegliato “figlio di Dio”, l’uomo può giustamente domandare al suo amorevole Padre, salute, prosperità o qualunque altra cosa di cui hai bisogno. Prima di scoprire Dio, le persone normalmente vogliono i giochi delle cose materiali; dopo averLo trovato, tuttavia, anche i più grandi desideri materiali diventano insipidi, non attraverso l’indifferenza, ma attraverso la comparazione con la beatitudine di Dio onnisoddisfacente che spegne ogni desiderio. Molte persone si sforzano senza successo per un fine materiale per tutta le loro vita, fallendo di realizzare che se essi avessero messo un decimo della loro concentrazione usata nel cercare le cose mondane in uno sforzo per trovare Dio per primo, essi avrebbero allora avuto la soddisfazione di non solo alcuni ma di tutti i desideri del loro cuore.

Se hai nella tua consapevolezza il desiderio di compiacere Dio sopra ogni cosa, Egli si prenderà cura di te. Se mediterete e sinceramente pregherete Dio, lo troverete, e vi porterà tutta la prosperità di cui avete bisogno.
Usate la legge della meditazione. E’ la legge di tutte le leggi, perché porta risposta dal Potere dietro tutto il potere. Tale potere funzionerà per voi come sempre ha funzionato per me. Affermo queste verità dalla mia stessa esperienza. Tale potere di Dio sta lavorando anche con voi. Vedrai che è così se hai fede e conosci che la prosperità viene non da fonti materiali ma da Dio.

Pratica la gratitudine e il ringraziamento
Il ringraziare e lodare aprono nella tua consapevolezza il modo affinché la crescita spirituale e le provviste vengano a te. Lo spirito spinge se stesso fuori in una manifestazione visibile appena un canale è aperto attraverso il quale Egli possa fluire. Devi essere grato per tutte le cose tutto il tempo. Realizza che tutto il potere per pensare, e parlare, e agire vengono da Dio, e che Egli è con te adesso, guidandoti ed ispirandoti.

Ogni giorno dovrebbe essere un giorno di ringraziamento per i doni della vita: luce del sole, acqua ed i saporiti frutti e verdure che sono doni indiretti del Grande Donatore. Dio ci fa lavorare affinchè noi possiamo meritare di ricevere i Suoi doni. L’Uno autosufficiente non ha bisogno dei nostri ringraziamenti, sebbene sinceri, ma quando Gli siamo grati la nostra attenzione è concentrata, per il nostro più alto beneficio, sulla Grande Fonte di tutti i rifornimenti.

Apri i tuo occhi e vedi il bene che possiedi adesso, e dopo mantieniti attento e vivo per riconoscere ciascuna nuova manifestazione come viene a te. Parla con devozione al Padre e ringraziaLo per tutte le cose buone della vita. Egli è sempre con te, e nulla può interferire con il successo se riconosci il divino Potere dentro di te.

venerdì 25 settembre 2009

Creare la coscienza della prosperità p3

Ecco la terza parte sul tema della prosperità sulla base degli insegnamenti di Yoganandaji.

Namastè,
Mistico

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Esercita il manifestante potere delle affermazioni
Tutti i doni spirituali e materiali fluiscono dall’abbondanza senza limiti di Dio. Al fine di ricevere i suoi doni devi sradicare dalla tua mente tutti i pensieri di limitazione e povertà. La mente universale è perfetta e non conosce mancanza. Per raggiungere tale riserva che non finisce mai devi mantenere una consapevolezza di abbondanza. Anche quando non sai da dove il prossimo dollaro sta venendo, devi rifiutare di essere apprensivo. Quando fai la tua parte e conti su Dio per fare la Sua, scoprirai che forze misteriose vengono in tuo aiuto e che le tue aspirazioni costruttive presto si realizzano. Tale confidenza e consapevolezza di abbondanza sono raggiunte attraverso la meditazione.

Cambia i tuoi pensieri se vuoi cambiare le tue circostanze. Dato che soltanto tu sei responsabile per i tuoi pensieri, solo tu puoi cambiarli. Vorrai cambiarli quando realizzi che ciascun pensiero crea in accordo con la sua stessa natura. Ricorda che la legge funziona tutto il tempo e che stai sempre dimostrando ciò in accordo al genere di pensieri che abitualmente intrattieni. Quindi inizia da adesso a pensare solamente a quei pensieri che ti porteranno salute e felicità.

Pensare, leggere e ripetere affermazioni di verità con profonda attenzione ti aiuterà a ripulire le cose opposte e a stabilire un’attitudine positiva nella tua mente. Ripeti le tue preghiere e le tue affermazioni con profonda concentrazione fino a quando stabilisci un’abitudine di pensiero, fino a quando diventa per te naturale pensare nel giusto modo come precedentemente era per te pensare negativamente.

Crea il giusto equilibrio tra necessità e desideri
Conosci la differenza bisogni e desideri. Se la percezione delle necessità viene bollita, allora le necessità per una vita felice possono essere facilmente ottenute.
Una vita semplice non implica povertà o una consapevolezza di povertà. Ci sono persone indigenti le cui vite sono miserabili; questo non è l’ideale di una vita semplice. La semplicità vuol dire essere liberi dai desideri ed attaccamenti, e supremamente felici dentro. Richiede una mente imperiosa ed una volontà molto forte per vivere semplicemente. Essa non comporta ne disagio ne privazione, ma la saggezza di lavorare ed essere contenti con quello di cui hai realmente bisogno. Spendere soldi per cose folli, anche se hai i mezzi per farlo, è debolezza. Pratica l’autocontrollo e riduci i tuoi desideri alle utili necessità. E non vivere oltre i tuoi mezzi; questa è la prima lezione da imparare se vuoi essere prospero. Spendi meno dei tuoi introiti; altrimenti non sarai mai soddisfatto e felice. Soprattutto mantieni il pensiero: “La mia felicità è incondizionata; possono farcela senza niente. Ma poiché Dio mi ha dato un corpo a cui badare, farò del mio meglio per rifornirlo con le adeguate necessità della vita.”

Attiva la legge attraverso la generosità e il servizio altruistico
Se impari ad applicare la divina legge della prosperità, essa ti attenderà. Questa è la via sicura; è l’unica condizione nella quale puoi essere sicuro in questo mondo. Tale abbondanza nessun ladro può rubare; è la sicurezza di cui tutti hanno bisogno.
Se l’uomo lavora in armonia con la divina legge del successo, egli riceve l’abbondanza; se con le cattive azioni egli rompe il flusso generoso nella sua vita, egli punisce se stesso. Come puoi lavorare in armonia con i principi della divina legge? Prima di tutto, come ho detto, abbandona i desideri e gli attaccamenti al lusso; sviluppa il tuo potere mentale così che tu sia soddisfatto con cose semplici. Provvedi alla tua famiglia ma non viziare i tuoi figli con troppo denaro.
Se non includi il benessere degli altri nella tua prosperità non sarai mai idealmente prospero. Non intendo soltanto un disinteressato dono di soldi a persone bisognose, ma un sincero tentativo di aiutare gli altri ad aiutare se stessi. Allora vedrai un tremenda legge di rifornimento al lavoro nella tua vita. Non importa quale la tua situazione possa essere, la legge di raccogliere il buono che hai seminato sarà sempre con te per aiutarti.
L’ambizione di vivere bene ed essere prosperi diventa spiritualizzata se il fine è di servire meglio gli altri essendo in grado di includerli nella tua prosperità. Nel rendere buon servizio, sei legato nel ricevere un buon ritorno, puoi migliorare il tuo standard di vita e fare anche più per gli altri. E’ questo il modo in cui la divina legge funziona.

venerdì 18 settembre 2009

Creare la coscienza della prosperità p2

Ecco la seconda parte sul tema della prosperità sulla base degli insegnamenti di Yoganandaji.

Namastè,
Mistico

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Usa la legge di causa ed effetto per creare la prosperità
Le persone passive vogliono che sia Dio a compiere tutto il lavoro; gli egotisti ascrivono tutto il loro successo a se stessi. Le persone passive non usano il potere di Dio che risiede nella loro intelligenza. Gli egotisti, sebbene possono usare la loro intelligenza data da Dio, non chiedono, e ricevono, la direzione di Dio su dove e come l’intelligenza dovrebbe essere usata. Posso biasimare l’inerzia come causa del fallimento nel primo caso ma mi ferisce vedere gli intelligenti egotisti fallire dopo aver fatto uno sforzo effettivo e ben pensato.
Tuttavia, anche un uomo di concentrazione e potere può immergersi in profondità nel mare dei problemi e ancora non trovare la perla del successo. Ci sono molte persone di potente concentrazione, che non sanno dove penetrare il successo; e molte persone brillanti con menti efficienti hanno patito la fame, o hanno avuto solo un magro successo. E’ qui che bisogna considerare un altro fattore per acquisire la prosperità.
Tutta la prosperità viene misurata nell’uomo in accordo con la legge di causa ed effetto che governa non solo questa vita ma tutte le vite passate. E’ per questo che persone intelligenti possono essere nate povere o non sane, e che una persona mentalmente mediocre può esser nata in salute e prospera. Tutti gli uomini erano in origine figli di Dio fatti a Sua immagine possedendo il libero arbitrio e eguale potere di realizzazione. Tramite però il cattivo uso della ragione e forza di volontà date da Dio, l’uomo è caduto sotto il controllo della legge naturale delle azioni di causa ed effetto (karma) ed ha quindi limitato la sua libertà di rendere la propria vita un successo. Il successo di un uomo non dipende soltanto sulla sua intelligenza ed efficienza ma sulla natura delle sue azioni passate.
Tuttavia c’è un modo per superare i risultati sfavorevoli delle azioni passate. La causa del fallimento deve essere distrutta ed una causa per il successo messa in movimento.

Contatta la fonte supercosciente di successo e prosperità
La mente cosciente da sola non può iniziare una nuova causa che porterà un benefico successo in qualunque direzione; ma quando la mente umana sintonizza se stessa con Dio, nello stato di supercoscienza, può essere sicura del successo; perché la mente supercosciente è in sintonia con l’illimitato potere di Dio, ed è quindi in grado di creare una nuova causa di successo.

La più sicura via per la prosperità giace nello stabilire per prima cosa la tua unità con Dio e dopo reclamare la parte di un figlio divino. Devi per prima cosa raggiungere l’unione beata con Dio tramite regolari e sempre più profonde meditazioni ogni giorno, in accordo con le tecniche della SRF. Quando ottieni questa sintonia, il tuo stato sarà cambiato da quello di un mendicante mortale a quello di un figlio divino, e automaticamente guadagnerai quello di cui hai bisogno. L’onnipresente Padre conosce tutti i bisogno di un vero figlio.

Trasmetti mentalmente questa verità: “Io e mio Padre siamo Uno” fino a quando percepisci la sua potente e confortante beatitudine. Quando questo accade, hai ottenuto il contatto. Dopo afferma il tuo diritto celestiale pregando: “Padre, sono il tuo bambino. Voglio pensare, voglio volere e voglio agire ma guida tu la mia ragione, la mia volontà e le mie azioni verso le cose giuste che devo fare al fine di acquisire salute, prosperità, pace e saggezza.”
Senti prima la presenza di Dio, dopo usa la tua volontà ed agisci. Con la sua guida sarai sicuro di imbrigliare la tua volontà e azione verso il giusto fine.

sabato 12 settembre 2009

Creare la coscienza della prosperità p1

Con il post di oggi iniziamo una piccola serie basate sulle parole di Yoganandaji in merito ai nove principi spirituali per attivare la legge dell’abbondanza. Grazie ad essi sarà possibile poter soddisfare tutti i legittimi bisogni personali in tempi di crisi, come in tempi di ricchezza. ;)
Nello specifico vedremo ora i primi due principi.

Namasté,
Mistico

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Sappi che il piano di Dio per il mondo è di abbondanza e gioia
L’abbondanza, materiale come spirituale, è un’espressione strutturale di “rita”, legge cosmica o giustizia naturale. Non c’è parsimonia nel divino. Ogni santo che ha penetrato l’essenza della realtà ha testimoniato che esiste un piano universale divino e che è bello e piano di gioia.

In accordo con la legge di Dio e della fratellanza cristiana, questa terra fu fatta per dare rifugio e fornire tutta l’umanità; l’abbondanza delle miniere e di altre risorse doveva essere distribuita equamente a coloro che compiono lavoro eguale. E Dio stabilì la legge di divino diritto di nascita: che tutti gli uomini e donne sono fatti a sua immagine, quindi sono essenzialmente divini; e che tutte le nazioni sono di un unico sangue, essendo discendenti di parenti comuni, Adamo ed Eva.
Se tu credi in questa relazione fondamentale, se tu provi amore per tutti gli abitanti del mondo come per la tua stessa famiglia, non riconoscendo nessuna differenza interiore tra le differenti nazionalità esteriori, allora stai stabilendo un legittimo diritto astrale per la tua condivisione del capitale della terra.
Quelli che cercano la prosperità solo per loro stessi sono alla fine destinati a diventare poveri, o a soffrire per inarmonie mentali; ma quelli che considerano l’intero mondo come la loro casa e che si prendono cura e lavorano davvero per la prosperità mondiale, attivano forze astrali che li conducono infine al posto dove possono trovare la prosperità individuale che è legittimamente loro. Questa è una legge sicura e segreta.
Se uno prospera non dipende solamente dalle proprie abilità creative, ma anche dalle sue azioni passate, e nei suoi sforzi presenti per attivare le leggi astrali di causa ed effetto. Se l’intera umanità si comportasse altruisticamente, il potere di quella legge distribuirebbe la prosperità equamente a tutti gli uomini, senza eccezione. Quelli che per mezzo di potenti buoni pensieri e azioni risvegliano questo potere astrale per creare una prosperità positiva hanno successo ovunque essi vadano, sia che siano in ambienti prosperi che in ambienti poveri.

Applica la tua conoscenza su come la consapevolezza è Creatrice
Ricorda, il pensiero è il maestro di questa macchina della creazione. Rafforzando i tuoi pensieri puoi raggiungere qualunque fine vuoi ottenere.

Il pensiero è la matrice di tutta la creazione; il pensiero ha creato ogni cosa. Se ti aggrappi a questa verità con volontà indomabile, puoi materializzare ogni pensiero. Non c’è nulla che possa contraddirlo. Fu per mezzo di questo tipo di potente pensiero che il Cristo ricostruì il suo corpo crocifisso; ed è quello a cui si riferiva quando disse, “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.”

Coloro che si concentrano su qualunque scopo in preghiera e continuamente vedranno che non importa quando sia scoraggiante il loro conseguimento, essi verranno condotti ai mezzi per ricevere quello che cercano. La propria forte fede può operare miracoli superimponendo pensieri di aiuto nei cervelli degli altri. Per esempio, prima di cercare un impiego o negoziare per qualcosa di desiderato, uno dovrebbe concentrare fortemente i propri pensieri e preghiere in modo positivo. Dio risponderà gettando nelle menti degli altri quei pensieri che sono in armonia con qualunque cosa uno stia cercando. E’ vero che questa non è la diretta materializzazione come il Cristo fu in grado di dimostrare. In ogni caso forti pensieri creano le condizioni adatte; essi mettono in movimento le menti degli altri che in seguito faranno un passo avanti per assistere nella realizzazione del fine che uno sta visualizzando. E quando la fede diventa molto potente, Dio stesso disporrà la ricerca per il conseguimento. Mentre uno sviluppa il potere della visualizzazione, egli può, entro limiti ragionevoli, realizzare qualunque cosa uno desideri. La concentrazione è la chiave, insieme con la fede.
Tuttavia concentrazione e visualizzazione non sono sufficienti; meramente pensare a se stessi come milionari, non renderà tali. In aggiunta ai pensieri positivi bisogna avere forza di volontà adamantina e fede incrollabile. La volontà deve essere resa così forte così che possa portare qualunque cosa uno visualizza nella realtà tramite il proprio concertato sforzo applicato. Ricorda, “Dio aiuta chi aiuta se stesso”.

venerdì 28 agosto 2009

Clara

Nel post di oggi vorrei condividere con voi una poesia che ho scritto nel settembre del 2004 dedicata ad una ragazza di nome Clara che ancora non conoscevo personalmente e che solo poco dopo conobbi. Questa poesia, scritta originariamente in latino (non preoccupatevi che vi metto anche la traduzione :P), è comunque dedicata a tutte le anime che nella loro vita seguono il percorso verso l’Uno. A seguire c’è anche un breve commento della stessa maturato negli anni grazie alle nuove conoscenze ottenute.

Clara lux anima tua est,
libera per terras fallaces vagatur.
In sancta sanctorum vides
Unum in Omnia.

Traduzione:
Chiara luce è la tua anima,
(che) libera per terre illusorie vaga.
Nella parte più intima del tuo Sé tu vedi
l’Uno (Dio) in tutte le cose.

L’anima o Sé superiore, spesso viene concepita come Luce che è anche un aspetto relativo della manifestazione di Dio. Certuni definiscono anima come matrice di punti di Luce, da qui il primo verso che si rivolge all’anima come chiara luce dell’universo manifesto.

L’anima, come parte dell’unica consapevolezza di Dio, vaga in questo mondo illusorio autocreato dalla coscienza. La coscienza cosmica, o Dio al di là della creazione, emana da sé gli universi instillando il senso di separazione delle singole parti in modo che ciascun frammento divino possa specchiarsi nella giostra del cosmo e conoscersi. L’anima vaga per giocare e fare esperienza e per comprendere che il fine ultimo dell’esistenza è acquisire conoscenza e consapevolezza di Sé. Essa è intimamente libera anche se, quando identificata con l’illusione della creazione, non si ritiene e considera tale.

Nella parte più intima del Sé, o di anima, c’è la coscienza, l’unica parte reale della creazione ed al di là di essa, l’unica parte immutabile e sempre esistente. Al contrario lo spazio, il tempo e l’energia caratterizzano la parte virtuale e mutevole della manifestazione.

In tale sancta sanctorum, nella più intima parte di Sé, si giunge infine alla contemplazione dell’Unità di tutte le cose, della coscienza come substrato unico di tutta la creazione.

Namasté,
Mistico

domenica 23 agosto 2009

La teoria olografica della realtà

Con il post di oggi vorrei parlarvi di una teoria molto affascinante proposta per spiegare e comprendere l’universo e la creazione: la teoria olografica della realtà.
Il testo sotto è un estratto di un articolo di Corrado Malanga, “Universo olografico”.

Namasté,
Mistico

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Nel 1982 un’equipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del XX secolo. Aspect ed il suo team hanno, infatti, scoperto che alcune particelle subatomiche, come gli elettroni, in determinate condizioni sono capaci di comunicare istantaneamente l’una con l’altra, indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stanno facendo tutte le altre. Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein, che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da considerarsi errata, oppure le particene subatomiche sono connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più accreditata è che l’esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particene subatomiche è effettivamente di tipo non-locale. Ma questo cosa vuoi dire? Semplice: l’Universo è un “immenso” ologramma.
David Bohm, noto fisico dell’Università di Londra recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l’Universo è in realtà un fantasma, un ologramma “gigantesco” e splendidamente dettagliato. Ologramma: le parti ed il tutto in una sola immagine. Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà. Bohm si convinse che il motivo per cui le particene subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particene non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale. In un Universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali. Poiché concetti come la località vengono infranti in un Universo dove nulla è veramente separato dal resto, anche il tempo e lo spazio tridimensionale dovrebbero essere interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma in cui il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente; questo implica che, disponendo degli strumenti appropriati, un giorno potremmo spingerci entro quel livello, ma con l’uso delle tecniche di ipnosi regressiva lo si sta già facendo!
Il Dott. Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei singoli neuroni od in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l’area del frammento di pellicola che contiene l’immagine olografica. Quindi il cervello stesso funzionerebbe come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe anche in che modo quest’organo riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato. È stato calcolato che il cervello della nostra specie ha la capacità di immagazzinare, durante la durata media della vita, circa 10 miliardi di informazioni e si è scoperto che anche gli ologrammi possiedono una sorprendente capacità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l’angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubo di spazio, ma anche correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo. Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall’enorme magazzino del nostro cervello risulta spiegabile più facilmente se si suppone che esso funzioni secondo principi olografici. Non è necessario scartabellare una specie di gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento d’informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: un’altra particolarità tipica degli ologrammi.

venerdì 7 agosto 2009

Io sono consapevolezza

Volevo condividere con voi alcuni passi tratti dall’Ashtavakra Samhita la cui versione integrale potete trovare su questo sito. Tale scritto è un testo classico dell'Advaita Vedanta che con parole semplice ma incisive spiega quale sia la nostra vera natura interiore, la vera essenza del nostro essere, la pura consapevolezza. E’ comunque un testo per palati fini e non di facile comprensione per il profano.

Namasté,
Mistico

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Se stai cercando la Liberazione, mio prediletto, rifiuta gli oggetti dei sensi come veleno. Dissetati con il nettare della tolleranza, con la sincerità, la compassione, la contentezza, la verità. Tu non se né la terra, né l'acqua, né il fuoco, né l'aria, né l'etere. Per [conquistare] la Liberazione conosci te stesso come sostanziale consapevolezza, il testimone delle cinque sostanze. Solo se resterai stabilmente nella consapevolezza, vedendoti ben distinto dal corpo, fin da subito diventerai felice, pacificato e libero da tutti i legami.

Tu non appartieni ai bramini, ai guerrieri o a qualsiasi altra casta, tu non sei in alcuno stadio di vita, non sei nulla di ciò che i tuoi occhi possono vedere. Sei privo di attaccamento e di forma, il testimone di tutto - [dunque] sii beato, ora. Giusto e ingiusto, piacere e dolore appartengono soltanto alla mente e non ti riguardano. Tu non sei l'agente o il fruitore delle conseguenze [dell'agire]; tu sei sempre libero.

Tu sei l'unico testimone di tutto, completamente libero. La causa della sofferenza è nel ritenere il testimone qualcosa di diverso da questo. Finché sei stato ingannato dal nero serpente dell'opinione di te stesso, hai creduto stoltamente: "io sono colui che agisce"; ora dissetati col nettare dell'evidenza: "io non sono colui che agisce", e sii felice ora. Brucia la foresta dell'illusione con il fuoco della comprensione.

Conosci: "io sono Pura Consapevolezza" e sii felice delle ceneri, libero dall'angoscia. Poiché tutto ciò che si vede non è diverso da un serpente immaginato dove c'è solo una corda; ma tu sei quella gioia, la suprema conoscenza e consapevolezza; ora, sii felice. Se qualcuno crede di essere libero, è libero; se crede di essere legato, è legato. Perciò è vero il detto: "Si diventa ciò che si pensa".

La tua vera natura è perfettamente unitaria, libera, consapevolezza senza azione; il testimone di ogni cosa - senza attaccamento, senza desideri, in pace. E' solo l'illusione che ti mostra coinvolto in altre condizioni. Medita te stesso come consapevolezza immobile, libera da ogni dualismo, abbandona l'idea erronea di essere solo una coscienza limitata; qualunque oggetto interno o esterno è falso. Sei stato a lungo ingannato dall'identificazione con il corpo. Distingui con la lama della conoscenza: "io sono consapevolezza", e sii felice, mio caro.

La schiavitù è quando la mente brama qualcosa, si duole per qualcosa, rifiuta qualcosa, tiene a qualcosa, è compiaciuta di qualcosa o dispiaciuta di qualcosa.
Liberazione è quando la mente non brama alcuna cosa, non si duole, non rifiuta, non tiene, e non è compiaciuta o dispiaciuta di alcuna cosa.
Schiavitù è quando la mente è confusa da uno dei sensi, e liberazione è quando la mente non è confusa da nessuno dei sensi.
Quando non c'è "io" c'è liberazione, e quando c'è io c'è schiavitù. Considerando questo scrupolosamente, non tengo a nulla e nulla rifiuto.

Tu non sei il corpo, il corpo non ti appartiene, tu non sei l'agente dell'azione, non sei il fruitore delle conseguenze. Tu sei eterna, pura consapevolezza, il testimone, senza alcuna necessità - dunque vivi felice.

venerdì 31 luglio 2009

Cercare Dio come beatitudine

Nel post di oggi molto ispirante vi porto delle parole di Yoganandaji come al solito tradotte allo meno peggio da me. :P

Namasté,
Mistico

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La nostra ordinaria concezione di Dio è che Lui è un superuomo, infinito, onnipresente, onnisciente e simili. In questa concezione generale ci sono molte variazioni. Alcuni considerano Dio personale, altri lo vedono come impersonale.
Qualunque concezione abbiamo di Dio, se non influenza la nostra condotta giornaliera, se la nostra vita quotidiana non trae ispirazione da essa, e se non è universalmente necessaria, allora quella concezione è inutile. Se Dio non è concepito in un modo tale che non possiamo fare a meno di Lui nella soddisfazione di un desiderio, nel nostro aver a che fare con le persone, nel guadagnare denaro, nel leggere un libro, nel passare un esame, è chiaro che non abbiamo percepito alcuna connessione tra Dio e la vita.
Dio può essere infinito, onnipresente, onnisciente, personale e misericordioso ma questi concetti non sono sufficientemente attraenti da farci cercare di conoscerLo. Si può anche fare a meno di Lui. Egli può essere infinito, onnipresente e così via ma non abbiamo alcun uso pratico ed immediato per queste concezioni nella nostra vita frettolosa ed occupata.
Queste concezioni stereotipate ci appaiono come valvole di sicurezza del nostro pensiero umano inibito. Queste concezioni ci spiegano Lui, ma non ce Lo fanno cercare. Esse mancano di forza motrice. Non stiamo necessariamente cercando Dio quando lo chiamiamo infinito, onnipresente, compassionevole e onnisciente. Questi concetti soddisfano l’intelletto ma non placano l’anima. Se rispettati e cari nei nostri cuori, questi concetti di Dio possono ampliarci in una certa misura, possono renderci morali e rassegnati verso di Lui ma non fanno Dio nostro, non sono intimi a sufficienza. Essi lo piazzano distante dalle preoccupazioni giornaliere del mondo.
La stessa concezione di Dio deve incitarci a cercarlo nel mezzo delle nostre vite quotidiane. E’ questo ciò che si intende con una concezione di Dio pragmatica ed attraente. Dobbiamo portar la religione e Dio fuori dalla sfera della credenza a quella della vita giornaliera. Se noi non enfatizziamo la necessità di Dio in ogni aspetto delle nostre vite ed il bisogno della religione in ogni minuto della nostra esistenza, allora Dio e la religione si ritirano dalla nostra intima considerazione giornaliera e diventano solo una questione di un giorno alla settimana. Per comprendere la vera necessità di Dio e della religione dobbiamo gettar enfasi su quella concezione che è più pertinente allo scopo primario delle nostre azioni quotidiane.
Dio è beatitudine. Egli è anche sempre esistente ed è consapevole della sua esistenza di beatitudine. Quando noi desideriamo l’eterne beatitudine o Dio, questo implica che con la beatitudine desideriamo anche un’esistenza eterna, immortale, immutabile e sempre consapevole. Tutti vogliono l’eterna beatitudine (Ananda) insieme ad un’esistenza eterna (Sat). Difatti la considerazione dei motivi del mondo mostra anche che non c’è nessuno che non vorrebbe avere la beatitudine o Ananda.
In modo simile a nessuno piace il prospetto dell’annientamento; se un tale pensiero è suggerito noi rabbrividiamo all’idea. Tutti gli uomini desiderano esistere permanentemente (Sat). Ma se ci fosse data l’eterna esistenza senza la consapevolezza di tale esistenza, la rigetteremmo. Chi abbraccerebbe un’esistenza nel sonno? Nessuno. Noi vogliamo un’esistenza consapevole. Inoltre noi vogliamo un’esistenza consapevole e beata – Sat, Chit, Ananda (esistenza, consapevolezza e beatitudine). Questo è il nome Indù per Dio. Ma per una considerazione solamente pragmatica noi enfatizziamo l’aspetto di beatitudine di Dio ed il nostro movente per la beatitudine, lasciando fuori gli altri due aspetti di esistenza consapevole.
Che cosa è Dio? Se Dio fosse qualcos’altro rispetto alla beatitudine ed il suo contatto non producesse in noi beatitudine, o producesse solo dolore, o se il suo contatto non caccerebbe vie il dolore da noi, lo vorremmo? No. Se Dio fosse qualcosa di inutile per noi, non lo vorremmo.
Qualunque concezione di Dio noi formiamo mediante l’esercizio della ragione rimarrà sempre vaga ed indistinta fino a quando Dio è realmente percepito come tale. Difatti noi teniamo Dio ad una distanza di sicurezza concependolo talvolta come un mero personaggio personale, e successivamente pensando teoricamente a Lui come esistente dentro di noi. E’ a causa di tale vaghezza nelle nostre idee ed esperienze che riguardano Dio che non siamo in grado di afferrare la reale necessità di Lui e del valore pragmatico della religione. Questa idea o teoria incolore fallisce nel darci convinzione. Non cambia le nostre vite, non influenza la nostra condotta in un modo apprezzabile, o ci fa provare a conoscere Dio.
Non c’è ombra di dubbio dell’assoluta identità della consapevolezza di beatitudine e della consapevolezza di Dio. E’ evidente quindi che Dio non può essere concepito meglio che come beatitudine se proviamo a portarlo all’interno della gamma della nostra esperienza di calma. Dio allora non sarà più una supposizione soltanto da teorizzare. Non è questa una concezione più nobile di Dio? Egli viene percepito manifesto nei nostri cuori nella forma di beatitudine nella meditazione. Se noi concepiamo Dio in questo modo, come beatitudine, allora e solo allora noi rendiamo la religione universalmente necessaria. Perché nessuno può negare che egli desidera raggiungere la beatitudine, e, se egli aspira a raggiungerla nel modo appropriato, egli diverrà religioso avvicinandosi e percependo Dio che è descritto come beatitudine molto vicina al suo cuore.
Uno non deve pensare che la sua concezione di Dio è troppo astratta non avendo nulla a che fare con le nostre speranze ed aspirazioni spirituali, che richiedono la concezione di Dio come un essere personale. Non è la concezione di un essere impersonale, come comunemente compresa, e nemmeno quella di un essere personale, come ristrettamente concepita. Dio non è una persona come la siamo noi nella nostra limitatezza. Il nostro essere, consapevolezza, sentimento, volontà assomigliano solo come un’ombra al Suo essere, consapevolezza e beatitudine. Egli è una persona in un senso trascendentale. Il nostro essere, consapevolezza e sentimento sono limitati ed empirici; i Suoi sono illimitati e trascendentali. Egli ha un aspetto impersonale ed assoluto, ma non dobbiamo pensare che gli sia al di là della portata di tutte le esperienze, anche quella interiore.
Una concezione di un essere personale che non sia altro che la nostra magnificazione non è richiesta. Dio può essere o divenire qualunque cosa, personale, impersonale, tutto misericordioso, onnipotente e così via. Ma non ci è richiesto prendere nota di queste cose. La concezione di Dio come beatitudine si adatta esattamente al nostro fine, alle nostre speranze, alle nostre aspirazioni e alla nostra perfezione.
Nemmeno si deve pensare che questa concezione di Dio renda degli idealisti sognatori tagliando la nostra connessione con i doveri e le responsabilità, le gioie ed i dolori del mondo pratico. Se Dio è beatitudine e noi cerchiamo la beatitudine per conoscerlo, non dovremmo trascurare i doveri e le responsabilità del mondo. Nell’adempimento di questi si può ancora percepire la beatitudine, perché è al di là di essi, e quindi essi non possono aver alcun effetto su di essa. Noi trascendiamo le gioie ed i dolori del mondo nella beatitudine, ma non trascendiamo la necessità di compiere i nostri giusti doveri nel mondo.
Dio viene all’interno della calma esperienza degli uomini. Nella consapevolezza di beatitudine noi Lo realizziamo. Non ci può essere nessun’altra prova diretta della sua esistenza. E’ in Dio, inteso come beatitudine, che le nostre speranze e aspirazioni spirituali trovano compimento, la nostra devozione e amore trovano un oggetto.