sabato 7 febbraio 2009

Invocazione al Signore

Nel post di oggi vorrei condividere con voi una poesia che ho scritto nel gennaio del 2004. A quei tempi, da pochi mesi nel sentiero spirituale, ebbi la benedizione di leggere il famoso libro di Yogananda "Autobiografia di uno yogi", libro che determinò in me un'ulteriore crescita e comprensione sulla via per ritornare a "casa" nell'assoluto infinito. La lettura di quel libro aveva risuonato profondamente dentro di me ed aveva accresciuto di molto la mia fede nell'Assoluto o Dio.

Fin da quando iniziai a meditare ebbi la benedizione di essere ricettivo ad un lato poetico che avevo nascosto dentro di me e che grazie alla quiete della meditazione riuscì ad emergere. Mi vennero date in ispirazione alcune poesie, quasi tutte di sfondo spirituale, molte dedicate a persone che ebbero una certo impatto nella mia vita altre dedicate a Lui, il nostro padre/madre cosmici.

Oggi vorrei quindi iniziare con il condividere con voi questa poesia e nel fare un breve commento della stessa grazie anche alla maggiore comprensione sviluppata negli anni.

Invocazione al Signore

O mio Signore vieni da me!
Nell'eterna beatitudine del tuo essere
vi è lo scopo ultimo di ogni essere
che ti cerca ogni altra cosa!


Illumina la mia mente di Brahman
per liberarmi dall'illusione di Maya
e soddisfare ogni desiderio in te
trovandoti dentro di me.


Quante vite ho passato nell'ignoranza
senza donarti il mio amore
legato ai doni, più che al donatore.


O mio Signore vieni da me!
Nella luce infinita
diverremo un'unica vita!


Nella prima strofa si invoca la presenza del Divino indicato come Signore, quindi in suo aspetto personale, più facile per il devoto che vuole rapportarsi con il proprio padre/madre celeste rispetto all'aspetto impersonale dell'Assoluto cosmico. Dio è descritto nei veda come Sat - Chit - Ananda, sempre cosciente, sempre esistente beatitudine, l'esperienza estatica dell'Assoluto che può essere sperimentata dal devoto nel profondo samadhi. Questa esperienza di beatitudine raggiungibile prima solo nella profonda meditazione durante il savikalpa samadhi, poi durante l'intera esistenza dello yogi nel nirvikalpa samadhi è lo scopo di tutta la creazione e di tutti gli esseri viventi. Dalle pietre, alle piante, agli insetti, agli uomini e così via, grazie all'evoluzione della coscienza a seguito di ripetute incarnazioni, l'anima "evolve" fino a giungere al suo stato naturale di unione con il tutto, in un'estasi senza fine. Solo l'uomo o un essere vivente affine dotato di un sistema nervoso abbastanza sviluppato può, con il suo libero arbitrio, decidere volontariamente di compiere le giuste azioni necessarie per giungere a questa meta finale.

Nella seconda strofa si chiede al Signore di poter ricevere l'illuminazione della coscienza per giungere a conoscere lo Spirito immanifesto, Brahman, Dio trascendente. Solo grazie alle giuste azioni e pratiche spirituali più la Grazia di Dio e del proprio Maestro spirituale ci si può liberare dall'illusione di Maya, dal sogno cosmico che fa parte della creazione duale che ci incatena con innumerevoli inganni, fino a quando diveniamo consapevoli che tutto è Uno e che la separazione è solo un'errata percezione della mente. Nell'unione con Brahman, e quindi nella liberazione ultima, ogni desiderio è abbondantemente soddisfatto in quando si trova qualcosa che vale miliardi di volte più di qualsiasi sciocco desiderio che possiamo avere in questo sogno. E' come desiderare di mangiare delle briciole: quando puoi mangiare le prelibatezze di un banchetto divino lo sciocco desiderio di mangiare delle briciole viene ben appagato molto al di sopra di ogni immaginazione.

Come esseri umani, o esseri affini in altri luoghi, abbiamo passato tante vite nell'ignoranza spirituale, troppo presi dalle ambizioni terrene, dai desideri, dai piaceri materiale e sensori, dimentichi della nostra relazione divina con il padre/madre cosmici, della nostra natura spirituale di figli di Dio. Spesso non abbiamo dedicato nemmeno un pensiero al nostro creatore, altre volte possiamo aver pregato per avere questo o quell'altro, desideri che talvolta sono stati soddisfatti senza però che i nostri cuori comprendessero chi ci aveva fatto quel dono, senza gratitudine per il divino, più attaccati ai doni che al Donatore. Il divino ama i suoi figli ed è sempre disposto ad aiutarli e sostenerli nel loro percorso, soddisfando alcuni loro desideri se questi possono essere d'aiuto per il proprio bambino o se possono aiutarlo nella comprensione della realtà delle cose. Dio ha tutto, è in ogni cosa, ma una sola cosa non ha ed è anche l'unica che possiamo donargli, quella che più di tutte ha valore, è il nostro Amore.

Per concludere si reinvoca la presenza del divino. La Luce è uno degli aspetti di Dio ed è anche dall'esperienza di unità con la Luce che deriva il termine illuminazione. Quando ci si identifica con la Luce divina si diventa consapevoli che tutto è Uno e che esiste un'unica coscienza onnipresente, onnipotente ed onnisciente, un'unica realtà di eterna beatitudine.

Namasté,
Mistico

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